L’organizzazione internazionale Animal Liberation Front ha rivendicato la paternità delle minacce, rivolte nei giorni scorsi ai quattro ricercatori dell’università Statale di Milano. Sulla sua pagina Facebook l’associazione fa riferimento all’attacco avvenuto “la notte del 6/01””, quando tappezzarono la città con le fotografie e i recapiti di alcuni studiosi definiti “boia” e “assassini”. “Una piccola azione come questa, da sempre parte delle pratiche del movimento di liberazione animale, ha creato un forte scalpore mediatico, presentando questi carnefici come vittime e benefattori dell’umanità. Peccato che quello che essi fanno infliggere è sofferenza e morte”, attacca Animal Liberation Front. E ancora: “Visto l’atteggiamento vittimista dei professori, degli studenti e dei ricercatori, che solidarizzano fra di loro”, il gruppo invita a non lasciarli “in pace nemmeno un minuto!! Che non dormano sonni tranquilli!! I loro dati personali sono di dominio pubblico, e facilmente reperibili, basta un minimo di fantasia!! Per la fine della vivisezione e per la liberazione animale”. 

A renderlo noto è Ambra Giulia Marelli, vice presidente di Pro-test Italia, associazione che si occupa di divulgazione sulla sperimentazione animale. “E’ inaccettabile – commenta in una nota – che degli scienziati, rispettosi delle leggi fissate dallo Stato italiano e dalle regole seguite dalla comunità scientifica internazionale, che operano nell’interesse del miglioramento della salute delle persone vengano messe in pericolo da gruppi estremisti violenti”. Pro-test si augura che “la magistratura possa presto risalire alle persone – conclude Marelli – che hanno ideato e compiuto questo inqualificabile gesto di incitamento alla violenza che non può e non deve avere cittadinanza in una società democratica come la nostra”.

 

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