Delocalizziamo la produzione cinematografica da Roma alle regioni”. Arriva dal terzo meeting nazionale dell’Associazione Giovani Produttori Cinematografici Indipendenti (AGPCI), dal 17 fino al 19 gennaio nelle sale della Cineteca di Bologna, la proposta ‘rivoluzionaria’ per scuotere il sistema produttivo/distributivo dell’Italia dei monopoli cinematografici. Una sorta di federalismo produttivo per riattivare il circuito delle piccole e indipendenti produzioni che altrimenti rischiano di non vedere la luce. “Nelle realtà regionali c’è fermento, ci sono nuove idee”, spiega Michele Fasano, vicepresidente dell’associazione, “invece chi vive e lavora vicino alle istituzioni centrali, vicino al ministero della cultura di Roma fa cinema sempre più standardizzato, ha una forma mentis più classica, per questo l’idea di affidare sempre di più la gestione di fondi pubblici ai Film Fund della Regioni è la chiave di volta per il cambiamento”.

Spunto non casuale dal luogo in cui arriva l’affermazione – la sala Cervi della Cineteca di Bologna – il fatto che due giorni fa l’assessore alla cultura dell’Emilia Romagna, Massimo Mezzetti, ha annunciato la creazione del sudatissimo fondo – 5,6 milioni di euro spalmati su sei anni, da oggi al 2020 – anche nella patria di Avati, Vancini e Antonioni che da diversi anni non vede più grosse produzioni lavorare sul territorio. “Non vogliamo fare del regionalismo nostalgico o ideologico, e nemmeno del leghismo culturale – continua Fasano – semmai vogliamo fare in modo che l’elemento locale diventi globale un po’ come si è fatto in altre regioni e con altri film”. Affermazione che smorza i mugugni di chi solleva dubbi sull’esperienza Agpci nel settore che vuole innovare, diverse decine gli associati ma, alla Mourinho, ‘zero tituli’: “Uno dei nostri associati è Igor Princic il produttore del film ‘friulano/sloveno’ Zoran”, spiegano i responsabili Agpci, “che è stato distribuito con una modalità nuova e adatta alle sue peculiarità”.

“E’ vero”, spiega lo stesso Princic, “Zoran ha seguito un modello produttivo e comunicativo di marketing 3.0, abbiamo fatto vivere il mondo del film all’infuori del film e l’abbiamo venduto ottenendo molti più interessamenti internazionali che italiani”. Modelli come quello tedesco o francese, però, non sono nell’orizzonte di proposte dell’Agpci: “Di modelli ne vogliamo creare di nuovi, non copiarne altri, seppur eccellenti – spiegano – perché il mercato richiede cambiamenti radicali: già il digitale e il 3D hanno trasformato il mondo rispetto a solo 10 anni fa, ora dobbiamo differenziare i prodotti per uscire dai monopoli”. ‘Monopolisti’ storici, o quasi – Anica, Anec, Mibac, Rai Cinema, ecc…- parteciperanno comunque al Meeting bolognese: “Chiariamoci, se in Italia continuiamo a produrre commedie va anche bene, ma d’ora in avanti – chiosano gli organizzatori – dovranno rientrare in un’ottica della cultura europea: filiera corta con sempre meno intermediari tra produzione e distribuzione, e coproduzione con l’estero, sono i punti da cui invitiamo a ripartire”.

Per ogni informazione: www.agpc.eu

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