“Si ordina che siano eseguiti i seguenti interventi presso il Cie di Bari-Palese: provvedere allo stato manutentivo dei servizi igienici, all’ampliamento delle loro dimensioni ridotte e all’aumento del loro numero, in quanto insufficienti rispetto alle linee guida ministeriali del 2009; risolvere la problematica rappresentata dalla mancanza di un sistema di oscuramento anche parziale delle finestre; riportare la sala mensa o sala ‘benessere’ alle dimensioni indicate nelle linee guida citate; incrementare le aule per le attività occupazionali, didattiche e ricreative, nonché le ulteriori strutture e attrezzatture sportive; provvedere a colmare le carenze di segnaletica anti-incendio nei moduli abitativi, con l’impiego di materiali più resistenti all’usura e allo strappo; valutare l’opportunità di dotare le camere alloggio di un sistema di valutazione forzata”. Ciò dovrà avvenire entro 90 giorni, altrimenti tutti gli stranieri trattenuti dovranno essere immediatamente trasferiti. Il Governo è richiamato nell’Aula di giustizia barese il prossimo 19 marzo a riferire su quanto eseguito.

Questo il contenuto del dispositivo dell’Ordinanza del Tribunale di Bari sollecitato da un’azione popolare e dagli avvocati Carlucci e Paccione. La dignità umana viene prima, molto prima, del potere politico sovrano dello Stato. Ancora una volta la giustizia deve intervenire con un aut-aut a supplenza dei deficit di democrazia. Il Tribunale ordina alle autorità dello Stato italiano quello che dovrebbe essere normale in una democrazia: non maltrattare gli esseri umani, colpevoli o innocenti che siano. In questo caso si tratta per giunta di persone innocenti, visto che nei Centri di Identificazione ed Espulsione ci vanno a finire quegli immigrati che vengono trattenuti con la forza perché accusati di presenza irregolare nel territorio dello Stato italiano e in attesa di un’identificazione che chissà se mai avverrà.

Vedremo cosa accadrà nei prossimi tre mesi. Noi vorremmo che nel frattempo il Parlamento si svegliasse dal proprio torpore e chiudesse in via definitiva i Cie, fabbriche di umiliazioni e di violazioni sistematiche dei diritti umani. Vorremmo che il mondo del non profit rinunciasse a rendersi complice della co-gestione di questi luoghi. Vorremmo che la stampa desse risalto a quanto accade in tali spazi di non diritto.

L’Ordinanza del Tribunale di Bari segna la sconfitta dell’arbitrio punitivo dello Stato e della sua protervia. Segna anche la forza di un altro pezzo di società civile, quello che si oppone alle violenze istituzionali, alle degenerazioni delle politiche nostrane sull’immigrazione. È questa una società civile indisponibile a farsi comprare per miseri quattro denari.

Un gran numero di organizzazioni non governative ha sottoscritto la Carta di Lampedusa. L’isola siciliana sarà al centro di un grande evento civile e politico nelle prossime settimane. Bisognerà insistere affinché i media se ne accorgano tra una dichiarazione di Alfano e una di Renzi.

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