Il ministro degli Interni Manuel Valls, dopo giorni di tensione, ha finalmente esultato: “Ha vinto la Repubblica”, ha detto alle telecamere. Si riferiva alla decisione del Consiglio di Stato -giudice di ultimo grado per i ricorsi mossi contro le decisioni prese da un’autorità pubblica- di vietare al comico antisemita franco camerunense Dieudonnè M’Bala M’Bala di tenere il suo nuovo spettacolo. Un passo indietro dopo che questa mattina era arrivato dal Tar il via libera per lo spettacolo “Le Mur”, il muro, atteso in scena nella città di Nantes. Il comico, noto per la “quenelle” (polpetta in francese), una rivisitazione provocatoria del saluto romano, e per le sue pesantissime battute antisemite che sconfinano nell’insulto, aveva dato mandato al suo avvocato di fare ricorso al tribunale amministrativo contro la decisione dei prefetti di alcune città di vietare i suoi spettacoli per “questioni di ordine pubblico” perché avrebbe leso il diritto di espressione e la sua reputazione.

Il governo francese aveva più volte tentato di impedire i suoi spettacoli denunciandoli alla magistratura poiché rei, a suo avviso, “di istigare l’odio razziale”, ma i giudici avevano appioppato al comico amico dei negazionisti dell’Olocausto e del leader del Front National, Jean Maire Le Pen, “solo” multe da migliaia di euro. Che peraltro Dieudonnè non ha ancora pagato, avendo mandato tutti i soldi in Camerun. Dopo vari tentativi falliti, il ministro Valls, supportato da altri colleghi dell’esecutivo e da molti prefetti e sindaci, ha trovato l’escamotage di chiedere il divieto di “Le Mur” perché “pericoloso per l’ordine pubblico”. Uno stratagemma che sembra aver funzionato e superato la questione della libertà di espressione. Perché il problema maggiore, nella patria del diritto di parola, è la salvaguardia del supremo diritto civile.

Ma se il busillis è stato risolto formalmente, non significa che la società francese sia d’accordo, a partire dai milioni di fans del comico, che nel 2009 corse per le elezioni europee con la “lista antisionista” assieme a un ex dirigente del Front National. Se il suo Muro è stato dunque abbattuto dal Consiglio di Stato, dopo che il Tar di Nantes aveva sospeso l’esecuzione del divieto di rappresentazione dell’esibizione al teatro Zenith, per il quale sono stati venduti quasi seimila biglietti su una capienza di settemila, non significa infatti che le associazione pro diritti e la stampa francese siano d’accordo. Il direttore di Liberation, Nicolas Demorand ha sottolineato che “vietando i suoi spettacoli si rischia di far diventare Dieudonnè una vittima, di ingigantirne la fama e quindi diffondere paradossalmente la sua spazzatura culturale”.

Il comico ha così messo nel sacco la Francia, ha teso alle istituzioni repubblicane una trappola diabolica: con il divieto dei suoi spettacoli si è violata la libertà di espressione ma se non si fosse fatto nulla, si sarebbe esposto il fianco alle accuse di connivenza e codardia. La comunità ebraica francese- la più popolosa dopo quella statunitense- ha esultato per la decisione del Consiglio di Stato- ma molti ebrei hanno già deciso di lasciare la Francia perché ritengono che il tasso di antisemitismo è cresciuto troppo e il “Muro” del limite è già stato abbattuto da tempo.

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