Gli europeisti italiani invitano Enrico Letta ad andare a prendere “farfalle europee”. Proprio come, per scherno, si diceva di Altiero Spinelli, quando, nel 1980, all’inizio della prima legislatura del Parlamento europeo eletto a suffragio universale, creò il Club del Coccodrillo e lanciò il progetto d’un Trattato per l’Unione europea.

In realtà, la storia diede ragione al coraggio di Spinelli: il progetto di Trattato per l’Unione europea, approvato a larga maggioranza dall’Assemblea di Strasburgo il 14 febbraio 1984, verso la fine della legislatura, non fu solo “un atto solenne di democrazia parlamentare”, senza conseguenze pratiche immediate, ma aprì la strada alle successive revisioni dei Trattati istituitivi della Comunità europea, a partire da quello di Maastricht e, di conseguenza, all’Unione europea e alla moneta unica.

Come dire che il coraggio e una visione possono condurre lontano, più lontano di quanto i calcoli della politica non sappiano prevedere. In una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio e, per conoscenza, al ministro degli esteri Emma Bonino, il consiglio italiano del Movimento europeo (Cime) chiede a Letta di farsi portavoce di un’iniziativa per liberare l’integrazione dalle pastoie della crisi e degli egoismi, nazionali e corporativi.

“Per una Repubblica europea, federale, democratica e solidale” è il titolo della lettera aperta firmata dal presidente del Cime Pier Virgilio Dastoli, che di Spinelli fu l’ultimo e più stretto collaboratore, e dai vice-presidenti Rocco Cangelosi, Sandro Gozi e Gianluca Susta –gli ultimi due, parlamentari, sono co-presidenti dell’inter-gruppo per gli Stati Uniti d’Europa-.

Il 14 febbraio, nel 30° anniversario dell’approvazione del progetto di Spinelli, il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelles. Nella loro lettera, Dastoli & C. sollecitano il premier a promuovere, nell’occasione, un’alleanza di fatto fra le forze politiche europee innovatrici perché sia riconosciuta, al Parlamento europeo che sarà eletto di lì a cento giorni, il 25 maggio, una funzione costituente. 

E ciò proprio “mentre rischia di evaporare il consenso delle opinioni pubbliche verso il progetto d’unificazione del continente e crescono movimenti che descrivono il sogno di Spinelli -maturato negli anni del confino, a Ventotene, nel tempo più buio dell’Europa schiacciata sotto il nazi-fascismo e devastata dal conflitto, ndr- come un incubo da cui bisognerebbe fuggire”.
La lettera ricorda gli elementi innovativi contenuti nel progetto di Trattato approvato dall’Assemblea di Strasburgo trent’anni or sono e rilancia l’idea, sostenuta dal Parlamento italiano, delle assise parlamentari, “grande incontro della democrazia rappresentativa nazionale ed europea”, che dovrebbero farsi a Roma in autunno, come già si svolsero a Roma nel novembre 1990.

Le assise dovrebbero avere “il mandato di discutere del futuro dell’Unione e di fornire al nuovo Parlamento europeo elementi essenziali per il suo lavoro costituente”, ispirati a punti significativi e non attuati del progetto del 1984, fra cui l’eliminazione del potere di veto in settori chiave per lo sviluppo dell’Unione, come la politica estera, la giustizia penale, la politica fiscale, le risorse proprie, e ancora l’introduzione di strumenti e meccanismi di solidarietà europea. 

Il tutto in vista di un’alleanza di fatto fra le forze politiche innovatrici e non immobiliste che convergano sulla volontà di costruire un’Unione più democratica e più solidale, cioè una “repubblica europea” –dice la lettera- all’altezza delle sfide del XXI Secolo, più vicina alla visione e alla lungimiranza dei Padri fondatori che alla miopia e alla mancanza di leadership dei capi attuali.

C’è la convinzione che una dichiarazione del genere di Letta al Vertice europeo del 14 febbraio “provocherà uno scossone salutare” e “aprirà un dibattito” fra le forze politiche, nell’opinione pubblica, sui media. Se, invece, Letta opterà per dichiarazioni “vaghe, reticenti, generiche e ritualmente celebrative, o peggio ancora commemorative”, il premier “tornerà a casa con un pugno di foglie secche , avendo apportato nuovo ossigeno agli immobilisti europei”, e, quindi, in ultima analisi, all’euro-scetticismo, e “l’Unione avrà perso un’occasione irripetibile”.

Che il premier s’armi di retina ed esca a caccia di farfalle (europee). Invece di somministrarci bufale italiane.

 

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