Bocciato in commissione, salvato dall’Aula del Senato. Continua il cammino a dir poco accidentato del decreto Salva Roma. Dopo essere stato fatto a coriandoli dal Quirinale prima di Natale, essere smembrato dal governo e essere stato “riqualificato”, questa volta la bocciatura è arrivata in commissione Affari Costituzionali, al Senato, secondo la quale al testo mancavano i presupposti di costituzionalità. Poi il provvedimento è stato riacciuffato per i capelli perché l’Aula del Senato ha respinto la decisione della commissione. 

La commissione aveva respinto per parità di voti (9 a 9) i presupposti di costituzionalità. Un risultato possibile da una parte con il voto compatto delle opposizioni (Forza ItaliaCinque StelleLega e Gal) e dall’altra per l’assenza di alcuni senatori del Pd e di Scelta Civica che si erano allontanati al momento della votazione. A norma di regolamento, in casi come questo, la conferma della bocciatura dei presupposti di costituzionalità deve avvenire anche in Aula. Ma qui gli equilibri si sono confermati diversi: hanno votato contro il parere formulato dalla prima commissione 159 senatori, 111 quelli favorevoli. 

“Sono state evidenziate le insanabili lacune – dichiara Giovanni Endrizzi (M5s) – Oltre all’eterogeneità di materia, contiene parti di articoli contenuti in un precedente decreto decaduto e dunque non più reiterabili”. In particolare, spiega Endrizzi, sono commi e articoli che riguardano l’Expo 2015, Roma Capitale e Province. “Cos’ha firmato allora il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? – si chiede Endrizzi – Se un governo ritira un decreto, non lo può più presentare. E’ materia su cui si è pronunciata la Corte Costituzionale”. A rimorchio arriva anche Forza Italia: “Il contenuto del decreto – dichiara la vicecapogruppo al Senato Anna Maria Bernini – è la rappresentazione plastica della motivazione per la quale Fi è uscita dalla maggioranza. Non solo è un’incompiuta e ma un abuso politico e costituzionale. Il nostro voto sarà conforme a quello già espresso in commissione”. Secondo Patrizia Bisinella (capogruppo della Lega Nord in commissione) “è una beffa che si aggiunge a un enorme danno. I presupposti di costituzionalità sono manifestamente assenti, l’utilizzo della decretazione d’urgenza è sottoposta al rispetto di determinate condizioni: qui parliamo di un decreto legge reiterato, che riprende disposizioni di un decreto legge non convertito e anzi ritirato. Si tratta di un nuovo decreto per salvare Roma dalla bancarotta, è un decreto legge eterogeneo, mancano i presupposti di straordinarietà e di emergenza”. E infine una previsione: “Ricordatevi anche – ha detto ai rappresentanti del governo – che anche una volta approvato il decreto, può sempre intervenire la Corte Costituzionale…”.

Per Miguel Gotor (Pd) è stato solo un incidente tecnico e senza rilievo politico. “Naturalmente questo incidente è stato strumentalizzato dalle opposizioni, in particolare dalla Lega. Lo stanno cavalcando con la consueta propaganda ma sarà una cavalcata breve perché tra qualche minuto – assicura Gotor – il Senato voterà a favore del decreto. L’Aula è sovrana e l’incidente potrà dirsi chiuso”. Così è stato

Certo, il Salva Roma era stata la croce del governo e della maggioranza già prima di Natale quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva chiesto all’esecutivo che il provvedimento fosse ritirato perché era diventato una specie di frittata che conteneva tutto e il contrario di tutto e non solo misure a favore della stabilizzazione dei bilanci degli enti locali. Il testo ripresentato al Senato è stato “riqualificato”, mentre le misure più urgenti erano già state inserite all’interno del decreto Milleproroghe. 

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