Sono rimasto due volte perplesso dal fatto che ieri il Pd di Renzi abbia proposto al Parlamento non un modello elettorale su cui ragionare ma ben tre: quello in vigore in Spagna, un Mattarellum rafforzato in senso maggioritario e il cosiddetto “Sindaco d’Italia“.

La seconda perplessità è sul fatto che i modelli sono molto differenti fra loro. La legge elettorale non è semplicemente una legge che attua una ripartizione dei seggi parlamentari sulla base dei risultati del voto popolare. È molto di più: è la legge che si preoccupa di incanalare la volontà popolare nelle istituzioni. In altri termini, proporre un sistema elettorale significa anche proporre un modello di futuro per il proprio Paese, privilegiando la rappresentanza in Parlamento di tutte le voci presenti alle elezioni, oppure la garanzia della governabilità a discapito della rappresentanza. Nel primo caso si vuole un sistema proporzionale che “scatti una fotografia” del voto popolare e la riproduca in Parlamento. Nel secondo caso si vuole un sistema maggioritario che funga da trasformatore della volontà popolare, favorendo la governabilità.

Capirei dunque se i sistemi proposti dal Pd fossero tutti molto simili fra loro, in senso proporzionale o in senso maggioritario, con piccole differenze basate su soglie di sbarramento (sperrklausel) esplicite o implicite. Qui invece i tre sistemi vanno da un impianto proporzionale che può produrre effetti maggioritari, a un impianto da maggioritario a turno unico con diritto di tribuna del 10%. Vediamoli brevemente uno a uno.

Il sistema spagnolo

Questo è il sistema su cui il costituzionalista Stefano Ceccanti ha molto scritto, anche in una scheda piuttosto chiara e sintetica che consiglio di leggere. La proposta Pd parla di una “Divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%.” Un tale sistema può produrre effetti maggioritari nel caso che un partito o una coalizione si avvicini sufficientemente al 43-45% dei voti, in modo da ottenere in Parlamento la maggioranza assoluta. Ma se per caso si sta al di sotto di quelle percentuali – cosa assai probabile in un sistema tripolare quale è diventato quello italiano – questo modello spagnolo non assicura governabilità, ma anzi impone governi di larghe intese fra due o più coalizioni avversarie. E anche nell’ipotesi proposta dal Pd, che prevede appunto 118 piccole circoscrizioni al posto delle 52 previste originalmente dal modello spagnolo, le cose possono non funzionare. Raddoppiando il numero di circoscrizioni, infatti, significa che ogni circoscrizione eleggerà in media 4 o 5 deputati, cosa che creerà una soglia di sbarramento implicita altissima, anche attorno al 20%. Ma perfino una simile soglia-monstre potrebbe lasciare intatto il tripolarismo italiano di Pd, FI, M5S, a discapito di tutti i partiti sensibilmente sotto al 20%.

Il Mattarellum 2.0

Il Mattarellum, anche detto “il Minotauro”, è l’innesto di una testa proporzionale del 25% sul corpo di un sistema maggioritario al 75%. Un obbrobrio, che infatti ha causato vari problemi di governabilità e di frammentazione del quadro parlamentare. Il Mattarellum 2.0 del Pd va a intaccare quel 25% di proporzionale nel seguente modo: “475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi.” Questo significa che la soglia di proporzionale cala dal 25% al 10%, diventando un “diritto di tribuna” per i partiti minori, mentre il restante 15% diventa un premio di maggioranza da assegnare al primo arrivato. Saremmo dinanzi a un sistema maggioritario a turno secco con premio di maggioranza. Sorge però un dubbio di costituzionalità: può un sistema maggioritario beneficiare anche di un premio di maggioranza? In Europa si è detto di no, e infatti non esiste alcun sistema elettorale maggioritario che includa anche un premio di maggioranza.

Il sindaco d’Italia con soglia al 5% 

Come scritto già nel 2012, questa espressione non è politicamente neutra, in quanto implica un sistema presidenziale, che non è implicito negli altri due sistemi elettorali. L’aspetto per me positivo di questo sistema è il doppio turno di coalizione, anche se io sono per il doppio turno di collegio, che mi pare un modello più coerente. Tuttavia, anche il doppio turno di coalizione consente all’elettore di avere due carte in mano. Con la prima, si sceglie la coalizione più vicina alle proprie idee, con la seconda quella meno lontana. Alla fine, dei tre sistemi, questo pare essere il sistema migliore perché assicura in ogni caso la governabilità. Però che si sappia: è un sistema che assegna il 60% dei seggi parlamentari alla coalizione o al partito che arriva primo, magari con il 25% dei voti, come accade in molti Comuni italiani. Se il Pd pensa che M5S e Fi siano forze anti-sistema o eversive, questo sistema elettorale invece considera tutte le forze come pacificamente civiche.

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