Il 2013 ve lo abbiamo raccontato tutto. Con le sue molte miserie e la sua (scarsa) nobiltà. Quello che avete potuto seguire dalle pagine web de ilfattoquotidiano.it è stato il diario fedele di una crisi infinita. Le storie, i volti e i numeri li conoscete: ci sono i disoccupati che hanno superato quota 3 milioni e che nel 2014 cresceranno ancora, c’è il Pil che è sceso di un altro 1,8%, ci sono, o meglio c’erano, le imprese che chiudono ormai al ritmo di 93 al giorno. Ci sono la Casta, la corruzione e le tasse (per chi le paga) che non hanno mollato la presa.

Qualcosa però si muove. In un Paese che resta al 57° posto, dopo Botswana, Niger e Burkina Faso, nella classifica mondiale della libertà di stampa, internet e i social network stanno creando una sempre più ampia schiera di cittadini informati. Di persone che prima di scegliere vogliono capire. Senza la Rete le notizie che filtrano dai palazzi del Potere spesso sarebbero rimaste lettera morta. E invece ora accade, o può accadere, che venga ritirata una legge oscena ideata per punire comuni e regioni “colpevoli” di mettere i bastoni tra le ruote al gioco d’azzardo o che centinaia di migliaia di firme contribuiscano a spingere il parlamento dei nominati ad archiviare la modifica di articoli fondamentali della nostra Carta Costituzionale.

Forse anche per questo un web giornale come il nostro, la cui aspirazione non è mai stata quella di cambiare il mondo, ma solo di cercare di raccontarlo, chiude il 2013 con un bilancio in controtendenza rispetto al quello italiano.

Abbiamo vinto il Macchianera blog awards come miglior sito del Paese. I dati censuari di Audiweb dicono che abbiamo viaggiato a una media di 536.289 browser unici al giorno, con un aumento del 54% rispetto al 2012 quando i browser erano stati 348.065. Google Analitycs (che nel giorno medio ha registrato più di 600mila utenti unici) racconta invece come gli utenti unici mensili siano aumentati del 29% (media 8.446.562), le visite del 45% e le pagine viste del 49%, arrivando a superare i 76milioni.

Il merito di tutto questo non è ovviamente mio, ma dei lettori (abituati a trascorrere su queste pagine oltre 20 minuti al giorno), della redazione e dei nostri collaboratori. Un piccolo gruppo di giovani giornalisti, tecnici, web editor, grafici, social media e seo manager, ai quali ho spesso chiesto di lavorare più del dovuto. Una squadra straordinaria che in questi anni ha imparato a coltivare la virtù del dubbio. Ad avere e rispettare dei princìpi, senza però pensare di avere sempre le risposte giuste in tasca. A respingere il pensiero unico e a confrontarsi con quello degli altri.

Chi frequenta ilfattoquotidiano.it, del resto, lo sa. Mentre i tifosi di varia specie ci bollano di volta in volta da estremisti 5 stelle, comunisti, fascisti, giustizialisti, fan di Di Pietro o di Matteo Renzi (qualche buontempone è persino arrivato ad accusarci di lavorare per Berlusconi), noi qui, con tutti i nostri limiti e tra molti errori, abbiamo tentato di fare solo informazione. Di ricordare che i giornalisti possono avere amici, ma i giornali no.

Per questo non ci indigna, ma ci fa anzi sorridere, la lunga sequela di insulti, ben documentata dalla nostra web tv, che abbiamo ricevuto da politici e attivisti di ogni ordine e grado. E non ci intimoriscono le critiche per aver deciso di ospitare tra i nostri 600 blogger anche opinioni dissonanti dalle nostre. Pensiamo infatti che tra persone con opinioni diverse sia possibile, di tanto in tanto, trovare dei punti di vista in comune. E che raccontare il mondo non voglia dire occuparsi solo di politica, economia, cronaca giudiziaria, ma anche di cultura, scienza, sessualità, sport, consumi e vita quotidiana.

Anche per questo nella classifica 2013 dei blog più letti nelle prime dieci posizioni non troverete solo le firme più importanti dell’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano o commenti sui grandi avvenimenti di cronaca, come la condanna o la decadenza di Berlusconi o la rielezione dell’Eterno Presidente, Giorgio Napolitano. Ci sono, e vanno forte, blogger che si occupano della libertà sul web, di maternità e di cinema.

Per il prossimo anno anzi il nostro impegno sarà quello di provare a potenziare e creare sezioni nuove che ci permettano di seguire i tanti settori in cui mostriamo (gravemente) la corda: dai libri, al teatro, dal cinema, alla musica. L’idea di fondo è quella di andare a trovare dei lettori nuovi, far loro navigare il nostro sito e convincerli a far parte della nostra comunità. Il nostro intento del resto lo conoscete. Provare a giocarcela, nel giro di qualche anno, con le grandi corazzate del web come repubblica.it e corriere.it.

Inutile dire che per realizzare questo sogno servono risorse. Giornalisti e soldi. Ancora oggi più di un terzo degli stipendi di chi lavora a ilfattoquotidiano.it è pagato dai profitti realizzati dai nostri colleghi de Il Fatto Quotidiano in edizione cartacea (e per questo, ma non solo, chiediamo a tutti di rinnovare o acquistare un abbonamento).

La raccolta pubblicitaria sull’online nel 2013 è andata molto meglio rispetto al 2012, ma è ancora insufficiente per coprire i nostri costi e sopratutto per affrontare quelli dei prossimi dodici mesi. Quest’anno il sito subirà una profonda riforma grafica e tecnologica, entreranno a far parte della nostra squadra nuovi sviluppatori e nuovi collaboratori: si tratta di un investimento importante. Per cercare di farvi fronte siamo anche stati costretti a rivedere tutte le spese, ridiscutere contratti con i fornitori e tagliarne qualcuno ritenuto al momento non indispensabile. Insomma noi la nostra spending review l’abbiamo fatta. E, vi assicuro, non è stato facile.

Nel 2013 i ricavi netti del sito hanno comunque superato il milione e seicentomila euro. Più di settantamila euro, con i quali abbiamo pagato gli stipendi a due giornalisti praticanti, sono arrivati dai nostri primi 2200 utenti sostenitori, ai quali va il mio personale e più sentito ringraziamento.

L’esperimento, iniziato 6 mesi fa, di chiedere ai lettori di abbonarsi a ilfattoquotidiano.it per meno di 4 euro al mese, partecipando così alle riunioni di redazione e alla fattura del giornale, è insomma vivo. Ora tra gli obiettivi del 2014 c’è quello di far toccare agli utenti sostenitori quota ottomila. Siamo infatti convinti che tra chi ci segue ci siano molte persone in grado di affrontare una piccola spesa pur di far vivere e crescere anche in Italia un gruppo editoriale indipendente da ogni potere economico-politico-finanziario. Nel 2013 raccontando la crisi abbiamo infatti scoperto un Paese diverso. Quasi sempre migliore di chi immeritatamente lo rappresenta e lo amministra. Un Paese che rimboccandosi le maniche continua a lottare e, come noi, sogna e non si rassegna. Nel 2014 ci piacerebbe, una volta ancora, ritrovarlo al nostro fianco.

Buon Anno.

P.S. – QUI DI SEGUITO LA LISTA DEI POST PIU’ LETTI DEL 2013 

1) TRAVAGLIO – Sentenza Ruby, Berlusconi 7 anni e li dimostra 

2) SCORZA – La settimana nera delle nuove tecnologie

3) PADELLARO – Sentenza Mediaset: le prime tre conseguenze della condanna

4) SCANZI – M5S: cinque cose in cui i grillini sbagliano

5) GOMEZ –  I saggi di Napolitano a sigillo di un pessimo settennato 

6) PIROMALLO –  Le altre facce della Santanchè 

7) CAMPITELLI (DDF)-  Lettera aperta a tutte le mamme-Hunziker 

8) GOMEZ –  Decadenza, Berlusconi verso la vittoria. Per assenza degli avversari

9) FELTRI – Movimento 5 Stelle, il buio nel programma di Grillo 

10) ROSSI (CINEMA) –  A qualcuno piace corto 

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