Ricordo l’anno 2013. E’ quello in cui le donne sono state private di diritti e libertà di scelta. Manganellate in piazza quando rivendicavano un diritto. Costrette nel ruolo di vittime bisognose di tutori quando non ne avevano bisogno.

Nel 2013 quell* che difendevano il termine “femminicidio” poi disconoscevano, salvo autoassolversi sfilando al suo funerale, la morte violenta della trans Andrea. Dimenticavano le sex workers uccise, 16 in tutto, o quelle sulle quali i giovani razzisti e puttanofobi andavano a sparare pallini di gomma per divertimento. Dimenticavano che non ti puoi occupare di violenza di genere se decidi che puoi rinchiudere le migranti dentro i Cie o limiti, vieti, controlli la libertà di scelta delle donne quando si parla di aborto, sessualità e contraccezione.

Il 2013 è l’anno in cui si è celebrata in senso istituzionale l’alleanza tra paternalismi e dignitose borghesi Pd/Snoq che hanno deciso, sulla nostra pelle, di approvare la legge sul femminicidio interessata a mogli/madri, donne incinte, preferibilmente italiane, vietandoci di revocare la querela, consegnandoci a nuove forme di omertà e utilizzando il tema della violenza sulle donne per legittimare repressione  contro chi dissente, resiste e si ribella. E’ l’anno in cui si è reso evidente il conflitto tra femminismi che mentre difendono una “dignità” moralista, isolano chi ragiona di autodeterminazione e libertà.

Conflitto che riguarda ancora l’uso e la strumentalizzazione dei nostri corpi da parte di partiti, governi patriarcali, capitale, Stato, visioni parziali che ci vengono imposte in senso autoritario in nome di svariati neofondamentalismi.

Neofondamentalismi sono infatti quelli che nell’anno 2013 riguardano le donne. Celebrati sulla nostra pelle che alcuni vorrebbero tenere sottovetro, in Italia sommano le posizioni di pezzi di partiti, tipo il Pd, in cui lotta al femminicidio, tesi antiabortiste e abolizionismo della prostituzione coincidono.

Un tipico sindaco di centrosinistra offre il patrocinio per la mostra antiviolenza, approva la delibera per un cimitero dedicato ai feti e decide un’ordinanza in cui sono punite quelle donne che non rispettano decoro e pubblica decenza (leggasi prostitute) con multe inflitte, naturalmente, per il loro bene.

I dibattiti di ogni nazione a noi vicine riguardano in effetti questi punti. In Italia è stata approvata una legge sul femminicidio in cui le donne non hanno facoltà di decidere alcunché. La Francia ha stabilito che tutte le prostitute dovranno essere “salvate” imponendo loro uno stigma che costerà repressione e marginalizzazione. L’Europa ha bocciato, grazie anche a sei parlamentari del Pd renziani, la risoluzione Estrela per un aborto sicuro e garantito. La Spagna, come Francia e Italia, mentre reprime la rivolta nelle piazze con provvedimenti autoritari, usa le donne per distrarre e infine ha reso l’aborto illegale.

Nel corso dell’anno 2013 l’autodeterminazione delle donne è stata sacrificata a partiti e governi che altrimenti non avrebbero proprio saputo come intrattenere le folle arrabbiate per povertà, assenza di diritti e reddito. Si tratta dell’anno in cui decisioni sono state assunte evitando di affrontare le questioni in senso culturale o economico per farne solo temi di coscienza. L’anno in cui antiabortisti, abolizionisti della prostituzione, gruppi antiviolenza hanno offerto come argomentazioni immagini di brandelli di feti, di carne, di pelle per rappresentare “emergenze” in nome delle quali le donne sono state private di un diritto sacrosanto: la libertà di scelta.

Ed ecco qual è il punto: anche questa è violenza di genere, perché obbliga me, donna, ad aderire a un ruolo che è, appunto, frutto di un’imposizione di genere. La sforna figli, la moglie/madre etero, la vittima redenta, perbene e incapace di intendere e volere, l’oggetto di tutela e mai soggetto legittimato a compiere scelte che prescindano dalle imposizioni di padri padroni, patriarchi istituzionali che pretendono di sapere sempre quel che è meglio per me. Tutti a imprigionarmi in un enorme stereotipo sessista, a privarmi di libertà e diritti per me non negoziabili.

Sapete dunque che c’è? Che l’anno 2014 è quello in cui bisogna riprendersi quanto ci hanno tolto, comunicando oltre i confini nazionali, mettendo assieme una rete di persone che hanno chiaro quanto sia fondamentale la libertà di scelta più di ogni altra cosa.

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