Il pomeriggio di San Silvestro è quello dei bilanci, e anche Twitter non si risparmia sull’anno che sta per chiudersi: da qualche ora è trend topics #Il2013èstato, un hashtag per chi si lancia in analisi e resoconti. Questo per me è stato l’anno nel quale ho conosciuto ancora meglio e più da vicino migliaia di lavoratrici e lavoratori che operano con le nuove tecnologie. Li ho chiamati “wwworkers, in una parola che voleva al tempo stesso sintetizzare il mondo del lavoro e quello della rete.

Delle tante storie di coraggio, di innovazione, di determinazione quella che per me rappresenta al meglio l’anno che si chiude l’ho trovata sul blog Laureatiartigiani.it, raccontata da Elisa Di Battista. Si tratta di Ela Siromascenko, e in fondo presenta una nuova generazione di artigiani digitalizzati che rispetto alle botteghe blindate sceglie di abbracciare la rete. Con costanza, con passione, con tanto studio. Ela Siromascenko dalla Romania a ventinove anni ha deciso di trasferirsi in Italia perché innamorata del nostro Paese. Dopo una laurea in Marketing, un master in Relazioni pubbliche, un dottorato di ricerca in Scienze della comunicazione e dopo otto mesi da Visiting PhD Student all’Università di Milano ha aperto una sartoria che esporta soprattutto all’estero, grazie al digitale. L’ha chiamata Eloncha, ed è un negozio online su Etsy, la più grande bottega artigiana al mondo. Così ha dichiarato Ela a Laureatiartigiani.it: “Al momento l’80% delle mie vendite viene dal negozio su Etsy. Essendo situato su una piattaforma con oltre 20 milioni di utenti e oltre un milione di negozi è fondamentale avere una buona indicizzazione. Un’altra fetta di vendite la ottengo pubblicizzando il mio lavoro su Facebook”.

E’ determinata, Ela: “Se uno il lavoro non ce l’ha se lo inventa, e per me è andata così. Il quartiere generale di Elochka si trova in una delle stanze dell’appartamento dove vivo col mio fidanzato. Abbiamo una stanza come atelier: ho un tavolo grande per il taglio, tre macchine da cucire tra cui una industriale, il tavolo del computer e della stampante, il manichino, l’asse da stiro e pure due faretti per la fotografia e le scatole delle buste per la spedizione”. 

Ela è autodidatta, ma la rete le ha dato una mano. E la laurea è stato un valore aggiunto. “Penso che al giorno d’oggi non basta più solo saper fare delle cose belle e di qualità, bisogna essere capace di farsi vedere e posizionarsi in un mercato competitivo”. La rete di Ela è quella che oggi le consente di scalare mercati, incrementare fatturato, creare alleanze, allargare la base clienti, internazionalizzare il proprio prodotto.

E allora vorrei che questo 2013 lo ricordassimo non solo per le drammatiche notizie sul fronte del lavoro, quelle che hanno occupato le prime pagine dei giornali (oltre le strade e le piazze). Certo, la crisi non accenna a diminuire e acuisce ancora di più le distanze tra chi sta meglio e chi sta peggio, il lavoro scarseggia, la politica latita, la fiducia viene a mancare. Però c’è anche un’altra Italia che magari non impugna il forcone e ragiona su come fare concretamente qualcosa per cambiare la situazione. Un’Italia che arriva sempre di più da lontano con un bagaglio culturale e di energia, che spera e costruisce, che lotta contro mille pratiche burocratiche e un sistema di comunicazione nel quale il modello positivo non fa notizia, non fa breccia. E’ l’Italia di Ela, ed è anche un po’ la mia (e spero di tanti altri).

Articolo Precedente

Mantova, il natale dei 20 interinali delle raffinerie Ies licenziati via sms

next
Articolo Successivo

Fiat, Camusso: “Dica cosa vuole fare in Italia”. A Termini Imerese 174 licenziati

next