Renzi punta al contratto unico a tempo indeterminato, Giovannini frena. Il ministro del lavoro commenta il piano per l’occupazione annunciato dal segretario Pd, ma non ancora ufficializzato, invitando alla cautela: “Noi abbiamo incentivato la trasformazione di contratti a termine a contratti a tempo indeterminato. Il contratto unico non può essere la sola strada ma può essere un aiuto”. La bacchetta magica ipotizzata da Renzi “non può valere per tutte le imprese”, a detta di Giovannini che si rivolge al sindaco di Firenze senza citarlo: “Per esempio c’è chi dice facciamo questa eliminazione dell’articolo 18 solo per i primi 3 anni in cui l’impresa capirà se la persona è valida o meno e poi lo trasforma in tempo indeterminato. Altri invece nel passato hanno detto no, l’impresa deve avere libertà di licenziamento in cambio di un’indennità per tutta la vita lavorativa della persona”.

Il Job Act di Renzi arriverà a gennaio, ma intanto il segretario Pd ha già ricordato che “il Pd non è la Cgil” e che “l’articolo 18 è un grande totem ideologico attorno al quale danzano i soliti addetti ai lavori che non si preoccupano dei problemi concreti e fanno solo discussioni ideologiche”, incassando il favore di Confindustria. “Ogni trimestre – afferma il ministro Giovannini – noi abbiamo 2.500.000 contratti di lavoro, di questi 1 milione e 6 sono a tempo determinato e poi ci sono tutte le altre formule. E’ chiaro che se trasformiamo quel 1.600.000 a tempo determinato in un contratto cosiddetto indeterminato a tutele progressive non è che abbiamo spostato chissà di che cosa il mercato del lavoro”. Restano escluse tutte le tipologie di lavoro atipico come co.co.co e co.co.pro. Secondo Giovannini “noi abbiamo bisogno di strumenti che aiutino sia le imprese che vogliono investire sul lungo termine sia imprese che ancora, in questa fragile ripresa, sono ancora incerti sul da farsi. C’è un pò di confusione e speriamo che a gennaio queste diventino molto più concrete.

Giovannini punta l’attenzione sulla ripresa senza cui “è difficile creare lavoro”, proprio come aveva fatto ieri il premier Letta. E bolla come non originali nemmeno le proposte di Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno ha proposto tre anni di burocrazia zero per chi vuole investire in un’attività economica e contratti aziendali o individuali. “Il Ncd intende spostare tutto il peso della contrattazione, ora collettiva e nazionale, sui “contratti aziendali o individuali” così che “datori di lavoro e lavoratori trovino all’interno di ciascuna azienda la modalità contrattuale più efficace”, ha detto intervistato dal Corriere della Sera. A cui Giovannini risponde: “La proposta di 3 anni di burocrazia zero di Alfano? C’è già”.

Articolo Precedente

Lavoro, sfidiamo Renzi: prima il reddito e poi la flessibilità

next
Articolo Successivo

Vi piace il Renzi che asfalta l’articolo 18?

next