Hanno provato a manifestare, a organizzarsi in un movimento che prende il nome dalla loro attività di venditori ambulanti e ad appellarsi alle istituzioni. “Ma niente di tutto questo, fino a oggi – racconta Francesca Pirazzini, in attività ormai da vent’anni – è servito”. ‘La piaga sociale’, come la definiscono i venditori ‘in regola’, che mette a rischio il futuro di centinaia di piccole attività sparse non solo per l’Emilia Romagna, ma anche per l’Italia, è l’abusivismo.

“Nei mercati – spiega Pirazzini – si trovano due tipi di venditori: quelli in regola, che pagano le tasse e hanno la licenza, e quelli che lavorano in nero. I secondi, secondo la normativa, si chiamano hobbisti”. Secondo il Movimento degli Ambulanti, però, di persone che partecipano ai mercati di paese come hobby ce ne sono pochi: “Non ci stiamo riferendo alla famiglia che svuota la cantina e che allestisce un banchetto ogni tanto, parliamo di persone che vengono al mercato regolarmente, che hanno il banco accanto al nostro ma che, a differenza di noi, lavorano in nero”. Il problema dell’abusivismo nei mercati e nelle fiere di paese, secondo il Movimento, non solo è molto radicato in Emilia Romagna, ma è cresciuto sensibilmente negli ultimi anni, complice una crisi economica che induce i cittadini a trovare modalità alternative al lavoro, spesso precario e in taluni casi sottopagato, per arrotondare lo stipendio.

“Solo che l’abusivismo – prosegue Francesca – toglie il cibo dal piatto a noi che siamo in regola, col risultato che si fa sempre più fatica a tenere in piedi l’attività”. Un venditore ambulante con licenza spende, annualmente, circa 10mila euro, a cui si sommano i costi relativi all’occupazione di suolo pubblico, che variano di città in città e che generalmente equivalgono a qualche centinaio di euro ogni anno per ogni mercato. Non solo. Deve far fronte a tutte le complicazioni burocratiche necessarie a ottenere i permessi, come l’obbligo di presentare il Durc, il documento unico di regolarità contributiva, o quella di mettersi in lista per uno spazio dove allestire la bancarella, imprescindibile per chi non desidera investire qualche migliaio di euro nell’acquisto, per 10 anni, di una piazzola. La vita dell’hobbista, al contrario, è molto più semplice.

“Un hobbista non presenta documenti, non fa scontrini, non paga la licenza, e spende solo i soldi necessari a partecipare al mercato – spiega Francesca – tanto nessuno controlla che loro siano in regola. Così noi ci troviamo davanti a una concorrenza sleale: i loro prezzi, infatti, sono più bassi, tanto non devono rendere conto a nessuno del rapporto spesa/ guadagni, né sono soggetti agli studi di settore. A quel punto viene da chiedersi, perché pagare la licenza? Ed è ingiusto, perché così il silenzio delle istituzioni agevola l’abusivismo e il commercio in nero”. Senza contare i tributi non riscossi sui guadagni degli hobbisti, che ammonterebbero, secondo una stima ‘per difetto’ calcolata dal Movimento, a qualche milione di euro l’anno.

Ed è proprio contro le istituzioni che è rivolta la collera della categoria. Perché secondo quanto racconta il Movimento degli Ambulanti, sono ormai migliaia nella sola Emilia Romagna i venditori abusivi. “Il dato è ovviamente difficile da calcolare visto che queste persone non figurano in nessun registro – spiega Pirazzini – però riguarda tutta la penisola, perché sappiamo che la stessa situazione si ripresenta in altre regioni, come il Veneto”. “Noi rischiamo di non resistere ancora a lungo, tra la crisi e l’abusivismo – racconta Francesca, che pochi giorni fa ha manifestato, insieme ai colleghi ambulanti, per chiedere all’Emilia Romagna di prendere provvedimenti utili ad arginare il problema – ma i sindaci fanno finta di nulla”. Del resto l’11 dicembre scorso era stata proprio l’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani, a esprimere “preoccupazione” per la nuova normativa regionale che dovrebbe regolamentare i mercatini all’insegna della legalità mettendo un freno, almeno sulla carta, all’hobbismo.

“Che poi la soluzione della Regione è a malapena un cerotto su una ferita – spiega il Movimento – a partire da gennaio dovrebbe essere introdotto un tesserino che consente a chiunque, con 200 euro, di partecipare a 10 mercati in due anni, limitando il valore della merce sul banco a 1000 euro totali, per non più di 100 euro a oggetto. E’ assurdo, se nessuno controlla oggi, quando il problema è sotto l’occhio di tutti, perché dovrebbe accadere domani? Gli hobbisti possono semplicemente ‘dimenticare’ di timbrare il cartellino, ed è fatta”.

Già oggi, prosegue Pirazzini, “quando la Guardia di Finanza fa un controllo, lo fa basandosi sulla lista dei venditori in regola, dei quali esamina scontrini e fatture. Gli hobbisti non vengono nemmeno tenuti in conto. Per arginare il fenomeno sarebbe servita una legge ad hoc, invece gli unici a sostenerci, in Regione, sono stati il Movimento 5 Stelle e Giovanni Favia, del gruppo misto”. “L’abusivismo – concludono gli Ambulanti – c’è in tutti i settori, ma nel nostro sta raggiungendo livelli da primato. Anche noi, però, siamo lavoratori che vanno tutelati contro la concorrenza sleale. Lo Stato decida: o la vendita nei mercati è considerata un hobby, e allora nessuno deve pagarci le tasse, o un lavoro, ma in quel caso devono pagare tutti. Il Pd per primo dovrebbe vergognarsi: hanno fatto della legalità, della lotta all’evasione fiscale la loro bandiera, e poi voltano la testa quando si tratta di agire. Non so se la ragione sia politica, ma le cose devono cambiare o i mercati inizieranno a fallire, e con loro centinaia di famiglie”.

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