Era nato come esperimento di riscatto sociale, è diventato un modello editoriale imitato in tutta Italia. Compie vent’anni Piazza Grande, il primo giornale di strada realizzato a Bologna dalle persone senza dimora. Fondata nel dicembre del 1993 ispirandosi ad alcune esperienze europee, la rivista ha non solo l’obiettivo di dar voce a chi vive ai margini, con denunce e cronache di vita dai dormitori e dagli angoli bui della città, ma anche quello di aprire una finestra su un mondo dimenticato, di stimolare dibattito politico e dare una fonte di reddito ai senza tetto. Non a caso il motto che l’accompagna per due decenni è “Tendere un giornale è meglio che tendere una mano”.

A raccontare difficoltà e ambizioni di quei giorni è Leonardo Tancerdi, l’attuale direttore editoriale, che in un lungo articolo pubblicato sul numero di Piazza Grande di dicembre ripercorre i primi passi del progetto. “È nato quasi tutto per caso. Per un certo clima politico dell’epoca, per l’impegno di un gruppo di visionarie e per la passione di una città. Da un ritaglio di giornale di una rassegna stampa spuntano i nomi di due giornali, Macadam e The big issue, uno esce a Parigi e l’altro a Londra. In comune hanno le condizioni di vita delle persone che li vendono i strada: sono persone senza dimora. Ma il giornale bolognese, a differenza dei predecessori europei sarebbe stato interamente prodotto dal basso, da una redazione di senza dimora e lo stesso editore non avrebbe avuto fine di lucro”.

Quando esce per la prima volta, il 13 dicembre 1993, i numeri premiano l’iniziativa e il coraggio di chi ci ha creduto. Sei mila copie vengono vendute nella prima settimana, e altre sei mila nel resto del mese. Non solo: Piazza Grande diventa subito un caso. Sviluppa uno stile proprio e a lui vengono dedicati articoli e servizi televisivi, tanto che l’idea ispira altre realtà d’Italia. Nascono Scarp de tenìs a Milano, Fuori Binario a Firenze e Noi sulla strada a Padova. “Parleremo di problemi che senz’altro ad alcuni non interessano: l’alcolismo, la tossicodipendenza, la disoccupazione, l’emarginazione – è scritto nel primo editoriale del 1993, ripubblicato questo mese in occasione dell’anniversario – Piazza Grande nasce dalla volontà di ognuno di noi di far conoscere determinate situazioni, quelle di chi, toccato il fondo in modo disperato, non ha altra possibilità di poter cominciare da capo una vita normale”.

Una festa, quella per i vent’anni, festeggiata a metà. Da poco, infatti, è morto a 61 anni uno degli storici fondatori, Tonino Palaia. Nato a Laureana di Borrello, in provincia di Reggio Calabria, dopo alcuni anni a Roma era arrivato a Bologna come senza dimora. “Ho cominciato a vendere Piazza Grande a gennaio del 94 – aveva raccontato in un’intervista – poi solo negli anni in cui scrivevo sul giornale ho capito che era importante il rapporto tra noi che vivevamo l’esclusione sociale e le persone che stavano meglio di noi”. Da fondatore e distributore Palaia diventò poi direttore, ruolo che ricoprì fino al 2006. A lui è dedicato il numero di questo mese e le altre iniziative per celebrare il compleanno della rivista. L’appuntamento principale è quello domenica 22 dicembre, in via Rizzoli, la strada più centrale di Bologna. Dalle 10 alle 24 ci saranno concerti e spettacoli di artisti di strada, con un pranzo offerto a tutti i clochard. Il 4 gennaio, poi, al circolo Arci Benassi di Bologna, il ristorante Napoleone, uno dei più rinomati della città offrirà il pranzo a 200 senza dimora.

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