L’occupazione militare del villaggio siriano di Kanaye rischia di trasformarsi in un massacro. Circa due mila cristiani sono prigionieri di gruppi di miliziani di Al Nusra e salafiti, tutti stranieri. Saranno giustiziati, se non si convertono all’Islam o non abbandonano le proprie abitazioni. 

L’allarme è stato lanciato da mons. Giuseppe Nazzaro, vescovo emerito di Aleppo, raggiunto dalla telefonata di nascosto di uno degli ostaggi. “Temiamo che la popolazione sia costretta a fuggire in massa o a convertirsi, se non vuole essere trucidata – ha detto il vescovo -. I qaidisti sono entrati nel villaggio e hanno impedito al parroco di suonare le campane per avvertire gli abitanti del pericolo. Poi hanno chiuso le vie d’accesso e ordinato alla popolazione di adeguarsi alla legge coranica. Se una sola donna dovesse uscire senza il velo islamico, sarebbero uccisi tutti“.

Mons. Nazzaro, ha ricevuto la telefonata nella notte tra sabato e domenica. Da quel momento non ha più avuto contatti e notizie dal villaggio di Kanaye. In quell’area della Siria, la regione di Idlib, prima dell’inizio del conflitto vivevano circa 60 mila cristiani. Non è la prima aggressione che subiscono. Già lo scorso anno un altro villaggio della zona, Gassanieh, era stato depredato da gruppi di fondamentalisti che avevano costretto alla fuga tutti gli abitanti e avevano trasformato la cittadina in una sorta di roccaforte. Prima dello scoppio della guerra, in Siria, i cristiani erano più di 2 milioni. Circa 500mila di loro hanno lasciato il Paese, mentre altre centinaia di migliaia sono profughi all’interno dei confini. “A minacciarli – spiega mons.Nazzaro – non sono i siriani, ma estremisti islamici provenienti dall’estero. Questa è una guerra di potenze straniere, in prima fila l’Arabia Saudita e il Qatar, contro la Siria”.

Ad Aleppo, intanto, continuano le stragi. L’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo (ong vicina all’opposizione) denuncia l‘ennesimo massacro di civili. I bombardamenti delle forze governative nelle ultime ore avrebbero causato almeno 22 morti. Tra le vittime, 14 bambini.

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