Il Porcellum è incostituzionale. A otto anni dall’approvazione e dopo tre elezioni condizionate da liste bloccate e premi di maggioranza senza soglia minima, la Consulta l’ha abolito, sferzando l’inconcludenza della politica e innescando un cortocircuito senza precedenti nel sistema della rappresentanza. Che si fa ora? Mentre i costituzionalisti si confrontano sugli effetti giuridici del verdetto, c’è chi chiede di votare al più presto con la precedente legge elettorale – maggioritario con recupero proporzionale – rimandando la nuova legge elettorale al prossimo Parlamento. Chi, invece, non rileva alcun problema di legittimità nell’attuale parlamento e propone di far durare la legislatura almeno un altro anno, al fine di sostenere l’economia e approvare una nuova legge elettorale, originarie priorità, a dire il vero, tanto del governo Monti quanto delle larghe intese. E chi ritiene che l’unica cosa da fare sia approvare in fretta una nuova legge elettorale compatibile con la sentenza della Corte costituzionale, per poi sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Le opinioni registrate in strada a Milano riflettono quest’articolazione di posizioni. Ma davvero la classe politica figlia (e in parte madre) del Porcellum riuscirà a concepire, a ridosso delle prossime elezioni, una legge elettorale rivolta all’interesse generale? In strada molti faticano a crederci. E voi cosa ne pensate? Dite la vostra nei commenti e votando la risposta che vi convince di più  di Piero Ricca, riprese Ricky Farina


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