“C’è dentro gente pericolosa”. Parola di Luca Casarini, uno che di movimenti collettivi ne ha attraversati tanti. Lui è lo storico leader No Global che con le sue invettive, “violeremo la zona rossa”, occupava stabilmente le prime pagine dei giornali ai tempi delle grandi marce contro i summit internazionali. Una stagione di impegno politico che ebbe il suo drammatico epilogo a Genova nel luglio del 2001 durante le proteste contro il G8.

In un momento nel quale il mondo dell’informazione cerca di dare un nome e una connotazione quanto più precisa ai cosiddetti Forconi, “movimento in franchising” secondo La Stampa, “ribelli senza leader” per La Repubblica e “Invisibile popolo di nuovi poveri” sul manifesto, anche Casarini ci tiene a dire la sua. E lo fa, come suo solito, senza troppi peli sulla lingua: “Questo movimento è un assaggio di ciò che potrebbe accadere in Italia se un blocco sociale di destra estrema prendesse il potere”. Parole pesanti che l’ex attivista argomenta: “Gli episodi visti nelle nostre città, dalle ronde per imporre la serrata agli esercizi commerciali, agli inni nazionali scanditi col Tricolore al collo e braccio destro alzato, sono scene già viste in Grecia, in Ungheria e nella Francia del Front national”. Una rivolta frutto sì dell’esasperazione provocata dal precipitare della crisi sociale e dalle mancate risposte della classe politica, che però “ha preso, fin da subito, una piega inquietante”.

Almeno da lunedì 9 dicembre, quando la stragrande maggioranza degli autotrasportatori decide di non bloccare il Paese consegnando di fatto la protesta a un indistinto esercito di piccoli commercianti, ambulanti, padroncini, partite Iva e studenti: “Una massa indistinta di rivendicazioni e di malessere sociale che decide di consegnare la gestione delle manifestazioni ai gruppi ultras e alle organizzazioni dell’estrema destra come Casapound e Forza Nuova”, lasciando sbigottite le realtà della sinistra, sindacati, collettivi studenteschi e centri sociali, impreparate a vedere ‘le loro piazze’ colorarsi di contenuti antitetici ai loro.

“È una sorta di individualismo proprietario antipolitico e antisindacale – continua l’ex capo dei Disobbedienti – Espressione di un blocco sociale di destra che con il detonatore della crisi e il ‘catering’ di tifoserie e neofascisti ha trovato il suo momento di visibilità. Un movimento che non disdegna l’autoritarismo, un magma che se si coagula in qualcosa di più strutturato può portarci direttamente nell’Atene di Alba dorata”.

Qualcosa di più della rivolta del ceto medio contro tasse e politica, secondo l’ex portavoce dei centri sociali del Nord Est, tant’è che “molto presto l’obiettivo da distruggere cambierà: dopo la casta, i nemici da abbattere diventeranno gli immigrati, rei di sottrarre agli italiani quel poco che c’è. Parole già pronunciata in più di un presidio”. Casarini per spiegarsi fa un paragone: quello con la Lega della primissima ora che negli anni Novanta conquista il suo Veneto: “All’inizio il messaggio leghista catalizza lo spaesamento del Nord di fronte alla globalizzazione al grido di ‘Roma ladrona’, subito dopo però, impotente di fronte ai morsi della crisi, lo trasforma in un aperto atteggiamento di xenofobia e razzismo”.

Non va dimenticata poi la scena degli agenti che di fronte alla folla si levano il casco. Che, per Casarini, c’entra poco con “il gesto distensivo di fronte a una piazza oramai pacifica”. Secondo lui, al contrario, quei gesti sono figli “dell’affinità ideologica” fra forze dell’ordine e Forconi, come sostengono alcune sigle sindacali e molti poliziotti: “Se a Genova Brignole c’erano i NoTav a occupare i binari, i Carabinieri, invece che togliere l’elmetto d’ordinanza, li massacravano di botte. Per non parlare della Sapienza a Roma, dove la Celere ha caricato a freddo gli studenti dentro la cittadella universitaria”.

Fatto sta che il “blocco sociale” di cui parla Casarini fa gola a molti partiti che hanno pubblicamente abbracciato toni e contenuti della protesta: “Dalla Lega di Matteo Salvini che annuncia di voler portare i Forconi padani a Bruxelles, alla Forza Italia di Silvio Berlusconi, convinto all’ultimo di annullare l’incontro con i leader della protesta, fino a Beppe Grillo e ai suoi inviti ai poliziotti di unirsi al popolo in rivolta”.

Fino a dove si spingeranno i Forconi? “Difficile dirlo – conclude il vecchio leader delle Tute bianche – Tutto dipende da quanto a lungo la politica, per i propri fini elettorali, deciderà di strumentalizzare questa ondata di mobilitazioni”.  

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