“Prelevi i soldi in banca, li metti in bidone e li sotterri”. Intimorito dai sequestri e dalle confische dei beni, l’imprenditore Giovanni Filoramo era tornato indietro di cinquant’anni. Nonostante la detenzione aveva un solo cruccio: perdere la roba accumulata con le sue aziende edili. Beni che non erano di sua esclusiva proprietà, dato che Filoramo è indicato come il cassiere di Matteo Messina Denaro: il denaro amministrato dalla sua famiglia serviva anche a garantire il sostentamento ai parenti del boss di Castelvetrano. Ed è per questo che sfruttava i colloqui con la famiglia nel parlatorio del carcere, per impartire ordini perentori. “In un bidone di plastica, i soldi in banca li prelevi, prendi e scavi” diceva alla moglie e alle figlie. Che però non riuscivano a capire il senso di quelle indicazioni: “Tu cervello non ne hai”, replicavano. E invece Filoramo sospettava di avere il fiato sul collo degli investigatori. “Te l’ho detto 30 volte cosa dovete fare e tu non l’hai fatto”, si lamentava Filoramo. E infatti stamattina la procura di Palermo ha fatto scattare l’operazione Eden: in manette 30 persone, compresa Patrizia Messina Denaro, la sorella del boss di Castelvetrano. Sotto sequestro tre aziende del valore di cinque milioni di euro. Che secondo i piani di Filoramo dovevano finire sottoterra, dentro bidoni di plastica  di Giuseppe Pipitone

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