Violetta Zironi, per molti Viò, di Correggio si è fermata sul gradino più basso del podio dell’ultima edizione di X Factor. Una conclusione comunque di tutto rispetto per la giovanissima, appena diciottenne, fatina dell’ukulele amante di Johnny Cash e dei Green Day. Non è stato facile arrivare in finale; prima le selezioni e le audizioni in un castello di Dublino e poi sette show, compresa la semifinale. Non è stato facile nemmeno per la gran parte degli spettatori: se “Pagare per vedere” è stato l’imperativo categorico di Sky fino alla semifinale (disattendendo le speranze di chi, come gli anni precedenti, confidava di poter veder, seppur in differita, le puntate anche su Cielo), è stato deciso di trasmettere la finale in chiaro.

Viò ha esordito, nel primo show, con Let Her Go di Passenger – brano poco conosciuto al pubblico italiano. Nella seconda puntata canta Le tasche piene di sassi di Jovanotti e riesce a tirar fuori insperate carezze. La successiva è quella del brano da antologia, praticamente intoccabile: Friday I’m In Love dei The Cure. La prova, difficilissima, viene superata prendendo le distanze dall’originale: la patina di depressione viene scrostata per essere sostituita da uno smalto spensierato. L’emissione vocale, con quel graffiato agrodolce che la rende Violetta anche senza l’ukulele, nel brano Reckoning della quarta puntata è davvero riuscita; dal punta di vista del look viene però ad inocularsi quell’iconografia che l’ha, forse, depenalizzata: la vestale immacolata, la Biancaneve inappuntabile e simmetrica. Un’immagine che durante il percorso di X Factor le verrà spesso rinfacciata. Le puntate successive sono ad ogni modo musicalmente riuscite, Royals dei Lorde, Nine to five, e Skinny Love di Birdy scivolano vie senza intoppi. In queste performance si riappropria di quell’attitudine country-folk che Tommassini & Co avevano cercato di stemperare.

È poi la volta della semifinale. Ormai Viò è contesa tra ammiratori e detrattori; è diventata la principessa dell’ukulele e delle antinomie: da una parte chi la definisce eterea, misteriosa, intrigante, raffinata, coscienziosamente critica e dall’altra chi la considera algida, falsa e radical chic. Viò è comunque la grande favorita. L’inedito, “Dimmi che non passa” di Christian Lavoro, arriva tra le polemiche: sembra infatti sia stato preferito a un brano scritto da un importante cantautore italiano. Il brano lascia con diversi punti interrogativi; meglio aspettare l’ultima puntata.

Alla finale, su di un palco da traversata interplanetaria, cominciano gli Ape Escape con Elisa, è poi la volta di Violetta con Mengoni nel duetto de l’Essenziale. Di fianco a Marco Viò fatica, la sua voce a volte è troppo flebile ed eccessivamente inamidata, come il vestito che indossa. Seguono Aba e Biondi e Michele con Giorgia. Le esibizioni sono tutte abbastanza piatte, nessun picco. Il ballottaggio per il passaggio alla seconda manche è tutto al femminile. L’abbraccio tra Aba e Viò, in nervosa attesa del verdetto, rivela per contrasto tutta l’acerbità della delicata correggese. Il passaggio di Viò non sorprende quanto quello degli Ape Escape.

Quando torna sul palco è ora di ripresentare l’inedito: a piedi nudi, ricoperta di squame argentate, con una spolverata di ombretto e una pennellata di delicato rossetto sorregge l’ukulele e canta. É poi la volta di Michele. Diventa chiaro che il pezzo di Michele è più forte: è un brano marchiato da Ferro, col fuoco che gli è proprio, e che ormai il grande pubblico riconosce al primo accordo. A confronto l’inedito di Viò appare un country debole. Tocca poi agli Ape Escape. Fuori moda e con un testo trito, sopratutto in punti come “Non ci sono eroi, siamo soltanto noi“. Anche da un punto di vista canoro l’esecuzione è tutt’altro che impeccabile. Musicalmente è forse più innovativa delle altre due, ma l’originalità, in questa finale, gioca al ribasso.

Dopo il pianto collettivo per i One Direction è ora di capire chi passa all’ultima manche. Questa volta Viò è sola, e nell’attesa invecchia improvvisamente di dieci anni. Violetta è fuori. Inizialmente non sembra affranta; ma all’abbraccio rincuorante di Mika, il suo coach, scoppia in lacrime e torna diciottenne. Mika capisce la situazione e la porta nel backstage. È un attimo, the show must go on. Eccola allora che la vediamo commuoversi davanti ai momenti salienti della sua avventura dentro X Factor. Con la voce rotta ringrazia Mika e la Casale, i giudici e tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte. Li ringrazia perché “In questi due mesi mi avete davvero fatto crescere” e saluta dicendo “La finale era il mio obiettivo”. La finale va avanti senza di lei e vince Michele. 

 

 

 

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