Marco Travaglio, partendo dal suo nuovo libro, “Viva il re!”, sottolinea che già nel 2007 scriveva che Giorgio Napolitano non era un presidente di garanzia. E menziona Sandro Pertini, che, durante il suo mandato, si rifiutò di aumentare i soldi ai parlamentari e fece scoperchiare molti scandali nella politica. Napolitano, invece, preferisce soffocare la verità per salvare il sistema. Il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano spiega: “Fino a due anni fa Napolitano aveva un consenso plebiscitario. Poi è cominciato a calare con intercettazioni e riconferma. Oggi meno della metà degli italiani crede che Napolitano sia il presidente di tutti. Ci si è resi conto che lui difende con i denti il sistema dei partiti. Nell’ultima tornata ha fatto campagna elettorale per Monti. Ha fatto cose che censurava quando le faceva Cossiga, di cui chiese le dimissioni nel 1991, perché da Presidente aveva assunto un ruolo politico. Ma ora lui fa la stessa cosa“. E aggiunge: “Il “peccato mortale” di Napolitano è una concezione del sistema: vuole essere garante di casta e partiti. Quello che Napolitano giudica populismo è la critica agli evidenti limiti all’attuale sistema politico” (Guarda anche il secondo e il terzo intervento di Travaglio)

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