“La tratta delle persone è un crimine contro l’umanità”. Lo ha affermato Papa Francesco ricevendo i nuovi ambasciatori accreditati in Vaticano. Per Bergoglio “un adeguato intervento legislativo nei Paesi di provenienza, di transito e di arrivo, anche in ordine a facilitare la regolarità delle migrazioni, può ridurre il problema”. Denuncia ripresa e sviluppata ampiamente dal Papa nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebrerà il 1° gennaio 2014 intitolato “Fraternità. Fondamento e via per la pace”. Francesco chiede alla comunità politica “di agire in modo trasparente e responsabile” per favorire la pace sociale che crea “un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune”.

Durissima la condanna del Papa contro l’egoismo individuale che, per Francesco, “si sviluppa socialmente sia nelle molte forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia nella formazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale, che, logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona. Queste organizzazioni offendono gravemente Dio, nuocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto più quando hanno connotazioni religiose. Penso – prosegue il Papa – al dramma lacerante della droga, sulla quale si lucra in spregio a leggi morali e civili; alla devastazione delle risorse naturali e all’inquinamento in atto; alla tragedia dello sfruttamento del lavoro; penso ai traffici illeciti di denaro come alla speculazione finanziaria, che spesso assume caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, esponendo alla povertà milioni di uomini e donne; penso alla prostituzione che ogni giorno miete vittime innocenti, soprattutto tra i più giovani rubando loro il futuro; penso all’abominio del traffico di esseri umani, ai reati e agli abusi contro i minori, alla schiavitù che ancora diffonde il suo orrore in tante parti del mondo, alla tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si specula indegnamente nell’illegalità”.

Il Papa punta il dito anche contro le “condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo”, e rinnova l’appello dei suoi predecessori “in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parti di tutti”. Per Francesco esistono il “dovere di solidarietà, che esige che le nazioni ricche aiutino quelle meno progredite; il dovere di giustizia sociale, che richiede il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni difettose tra popoli forti e popoli deboli; il dovere di carità universale, che implica la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri”.

Bergoglio sottolinea, inoltre, che oggi “se da un lato si riscontra una riduzione della povertà assoluta, dall’altro lato non possiamo non riconoscere una grave crescita della povertà relativa, cioè di diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione”. Per il Papa “si ravvisa anche la necessità di politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito”. E sulla “persistente vergogna della fame nel mondo”, Francesco afferma che “è necessario trovare i modi affinché tutti possano beneficiare dei frutti della terra per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano”.

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