Beppe Grillo torna all’attacco di Giorgio Napolitano. E lo fa, ancora una volta, dal suo blog, dove sottolinea la necessità di sollevare la “questione di incompatibilità tra l’aggressivo ruolo politico di parte assunto dal Presidente e la funzione attribuita dalla Costituzione“. In particolare, il comico genovese punta il dito contro “i comportamenti sempre più abnormi e inquietanti del Presidente della Repubblica”, definiti come “l’ultimo anello della spirale involutiva che sta stringendo il Paese”. Il leader M5S avverte: “Non si copra, nessuno, con l’alibi che rischia di diventare il problema dell’iniziativa di messa in stato di accusa annunciata – ma non ancora formalizzata”. E ancora: “Riflettano i partiti sul modo di porre questa che può configurarsi come una questione politica di dimissioni del Capo dello Stato”.

Per arrivare a chiedere il passo indietro di Napolitano, Grillo parte con una fotografia del Paese: il “degrado del sistema Italia“, connesso alla crisi economica e ai “rischi di crescente tensione sociale”, richiede “un quadro istituzionale e politico profondamente rinnovato, capace di garantire, attraverso una limpida dialettica democratica, scelte chiare e azioni efficaci”. E ancora, si invoca il “senso della misura da parte di tutti”. Eppure, secondo il comico genovese, “ne siamo invece drammaticamente (dannatamente?) lontani”. Gli obiettivi polemici di Grillo sono i soliti: i partiti e il Quirinale, che ha “totalmente smarrito il senso della misura”.

Da qui, la richiesta di una riflessione sul bisogno di un “profondo rinnovamento nel governo del Paese”. Tradotto: dimissioni del capo dello Stato. Il Movimento 5 Stelle ha annunciato più volte, a questo proposito, di volere chiedere l’impeachment di Napolitano. Un’iniziativa, avverte però il leader M5s, che non deve essere usata dai partiti per nascondere la necessità di un radicale cambiamento nei palazzi del potere. “Il peggio – spiega Beppe Grillo – sarebbe lasciar cadere queste occasioni, eludere ogni questione, favorire una lunga e ambigua polarizzazione sul caso dell’incriminazione del Presidente ai sensi dell’articolo 90 della Costituzione, far marcire insieme esigenze di riforma del sistema politico ed esigenze di profondo rinnovamento nel governo del Paese”.

E per garantire la governabilità del Paese non bastano, agli occhi del leader M5S, “l’intento rassicurante del Pd, l’impegno del suo nuovo segretario a continuare nella collaborazione con il governo senza che neppure si dica per fare che cosa, in risposta a un così allarmante malessere, a un così inquietante groviglio di problemi”. E conclude: “Saremo giudicati tutti sulla base della nostra capacità di concorrere al superamento di quella spirale involutiva che si sta ora stringendo attorno alla questione del Presidente della Repubblica”.

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