Paolo Virzì non è più il direttore del Torino Film Festival. Il timone della kermesse sotto la Mole passerà dal 2014 alla sua vice, Emanuela Martini, 62 anni, forlivese, dal 2007 coordinatrice e selezionatrice del Tff. Virzì rimarrà come “guest director” e si occuperà soltanto di alcuni progetti particolari.

L’annuncio lo ha dato lo stesso regista livornese dal suo account twitter a metà pomeriggio augurando un “in bocca al lupo” al suo successore. Al regista livornese non devono essere bastati i numeri in crescita di pubblico e incassi (più 30% rispetto al 2012) della sua prima edizione da direttore: “Ho davanti un nuovo intenso anno di progetti cinematografici, perciò non posso più fare il direttore del Tff a tempo pieno – ha spiegato in una nota l’autore toscano – ma l’entusiasmo del pubblico torinese e l’attaccamento e la stima per la squadra con cui ho lavorato mi hanno convinto a restare ancora per un anno con il ruolo di guest director, inaugurando dunque quella che ci auspichiamo sarà una lunga serie di collaborazioni di cineasti in attività, magari ben più prestigiose della mia, al già ricco programma di un evento cinematografico che cresce meritatamente anno dopo anno”.

In sostanza, dice Virzì, alla Martini le “rogne” e a me il piacere di suggerire titoli e nomi per una sezione ad hoc. In parole povere, è un addio camuffato da continuità per così dire aziendale. Infatti, la Martini, esperta del cinema inglese, storica direttrice del settimanale Film Tv fino al 2007 è già stata il braccio destro di Nanni Moretti, direttore del Tff nel 2007 e 2008, poi di Gianni Amelio, direttore dal 2009 al 2012.

Virzì era stato molto chiaro nei giorni scorsi riguardo ad almeno un paio di condizioni che l’avrebbero potuto trattenere alla direzione torinese: nessun taglio ai fondi già esigui del festival, e nessun cambiamento dei collaboratori della squadra del Tff. Condizioni che le istituzioni locali avevano accettato, ma che non si sono dimostrate sufficienti all’autore di Ovosodo per rimanere al comando della manifestazione cittadina che il prossimo anno spegnerà 32 candeline.

Un destino che dopo Moretti e Amelio per “motivi professionali” brucia il nome di un altro regista italiano. E che segue nell’autunno del 2006 il big bang, non senza strascichi polemici, alla presidenza/direzione del Museo del Cinema di Torino, da cui il festival dipende, finite dalle mani storiche e fondative del professor Gianni Rondolino a quelle di Alberto Barbera, attuale direttore del festival di Venezia. Il nome della Martini si colloca in continuità soprattutto con questa corrente di pensiero e di organizzazione italiana: la squadra della rivista Cineforum – su cui ancora scrive lo stesso Barbera – che a Torino aveva portato fin dal 2007 come selezionatori parecchi collaboratori come Piermaria Bocchi, Massimo Causo o quel Bruno Fornara che ora si trova tra i 5 selezionatori della Mostra del Lido.

Sempre durante la contrattazione tra Virzì, Comune/Provincia e Regione poi sfumata, un altro punto era stato messo nero su bianco: le date del Tff non dovranno essere spostate in avanti perché la Festa di Roma lo chiede. Date che per i torinesi, visto l’esito del secondo anno di direzione Virzì, a cui il regista sembrava stesse già lavorando, potrebbe paradossalmente tornare a “ballare”.

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