Un guaio giudiziario in meno per la famiglia Riva, sotto indagine per disastro ambientale nell’ambito dell’inchiesta Ilva. Il Tribunale di Taranto ha assolto il patron Emilio e i figli Fabio e Claudio dall’accusa di illecita concorrenza nelle attività di carico e scarico delle merci nel porto della città, perché il fatto non sussiste. Per i Riva, la procura aveva chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi ciascuno. Tutti assolti anche gli altri undici imputati nel processo.

Secondo l’accusa, gli imputati hanno sostenuto falsamente che l’Ilva fosse titolare di un terminal di scarico privato al porto di Taranto, dove potevano operare solo le compagnie Anchor Shipping e Navalsud. Le stesse agenzie avrebbero praticato prezzi inferiori a quelli stabiliti dalle tariffe previste dalla legge per prestazioni raccomandatarie marittime. A rimanere tagliate fuori, nella ricostruzione dei pm, cinque società concorrenti. Gli avvocati Carlo Petrone e Stefano Caffio, per conto dell’agenzia marittima Valentino Gennarini, avevano chiesto un risarcimento danni di 30 milioni di euro.

E ancora, secondo la procura, gli armatori in rapporti di lavoro con la fabbrica sono anche stati intimiditi con minacce di interrompere qualsiasi tipo di legame lavorativo con l’Ilva se non avessero utilizzato come agenzie una quelle indicate dal gruppo industriale. Per questo motivo, a un dirigente del siderurgico, Giampiero Gallina, i pm avevano contestato il reato di tentata estorsione, mentre Michele Fazio, consigliere della Anchor Shipping, aveva dovuto rispondere di estorsione.

AGGIORNAMENTO
In data 30 giugno 2016 la Corte di Appello di Lecce, Sezione distaccata di Taranto ha confermato, in via definitiva, l’assoluzione nei confronti di Claudio Riva e di tutti gli altri imputati, da tutti i reati loro contestati.

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