“La gente parla del successo della transizione democratica in Tunisia, ma possiamo parlare a tutti gli effetti di democrazia in un paese in cui a qualcuno viene inflitta una condanna così pesante solo per aver espresso le proprie opinioni? In Tunisia puoi andare in galera per una parola o un idea”. Queste parole amare sono di Lina Ben Mhenni, autrice del blog “Una ragazza tunisina”. Lina è minacciata, il suo nome è sulla lista nera dei gruppi islamisti che vorrebbero chiuderle la bocca per sempre e vive sotto protezione della polizia.

Dei passi indietro compiuti dalla Tunisia in tema di diritti umani dopo la caduta e la fuga dell’ex presidente  Ben Ali abbiamo parlato più volte in questo blog.

Ora, Amnesty International ha lanciato una campagna globale di raccolta firme in favore di un’altra vittima della censura di Stato in Tunisia, Jabeur Mejiri. Jabeur è stato arrestato il 5 marzo 2012, a seguito della denuncia di alcuni avvocati, offesi da alcuni post e da una vignetta riguardanti il profeta Maometto postati sulla sua pagina Facebook. Il 28 marzo, è stato condannato dal tribunale di Mahdia a sette anni e mezzo di carcere per “aver attentato ai valori sacri con azioni o parole” e per “aver attentato alla morale pubblica”.

Ines, sua sorella, va a trovarlo ogni giovedì: “Sta perdendo la speranza ed è molto stanco e preoccupato. Ha chiesto la grazia prima dell’Eid [ad agosto 2013], ma non è ancora successo nulla. Siamo molto preoccupati per lui. Prima si trovava in una cella molto affollata, dov’era molto difficile vivere. Era sul punto di cedere emotivamente, per questo accettarono di portarlo in un’altra cella. Adesso sta con sette o otto persone e si trova molto meglio. Ma ha ancora difficoltà a dormire, perché non smette di pensare a quanto gli è successo e al suo futuro. Noi continuiamo a batterci per lui e siamo grati per l’aiuto di tutti quelli che cercando di fargli ottenere la grazia presidenziale”.

Fino al 22 dicembre, nell’ambito di ‘Write for Rights’, la maratona globale di raccolta firme di Amnesty International, si potrà firmare l’appello per chiedere il rilascio immediato di Jabeur e anche per altre quattro vittime di violazioni dei diritti umaniIhar Tsikhanyuk (Bielorussia), attivista per i diritti umani delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender e intersessuate, perseguitato, minacciato e picchiato dalla polizia; Eskinder Nega (Etiopia), giornalista condannato a 18 anni di carcere per “terrorismo”, solo per aver criticato il governo in articoli e discorsi pubblici;  Yorm Bopha (Cambogia), un’attivista per il diritto all’alloggio che ha trascorso oltre un anno in carcere per aver preso le difese di una comunità sgomberata con la forza; posta in libertà provvisoria il 22 novembre, è in attesa di una nuova udienza;  e Miriam López (Messico), falsamente implicata in reati di droga, torturata e violentata nel 2011 dai militari e ancora in attesa di giustizia.

Domani, chi è a Milano e dintorni, potrà firmare gli appelli di ‘Write for Rights’ al Biko, dove a partire dalle 22 Amnesty International ricorderà il 65esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani con un concerto a ingresso libero.

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