È stata ampia e inaspettata la partecipazione alle primarie del Partito democratico. Nessuno, davvero, avrebbe potuto prevedere numeri così alti.

Quasi tre milioni di italiani che, in un periodo come quello attuale, si recano alle urne per votare il nuovo segretario, sono una bella sorpresa: il segnale di una democrazia ancora viva, di una grossa fetta di popolazione italiana che vuole partecipare ed essere protagonista della vita politica del Paese. Si tratta, innanzitutto, di una vittoria del Partito democratico.

Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è neosegretario con un’affermazione nettissima: il 68% dei consensi. Un successo che non teme delegittimazioni di alcun tipo, perché arrivato con forza dirompente e inequivocabile. Un successo che, piaccia o meno, va riconosciuto.

Vince, allora, la linea della “rottamazione”, che punta al dissolvimento del vecchio apparato e quindi al rinnovamento interno. Lo ha spiegato ieri Matteo Renzi nel suo discorso: “Questa non è la fine della sinistra, è la fine del gruppo dirigente della sinistra. Stiamo cambiando giocatori che adesso hanno bisogno di essere sostituiti”. Speriamo!

È auspicabile che questa linea consenta la nascita e la crescita di una sinistra italiana che sia davvero unita, ambiziosa, in grado di vincere le prossime elezioni e di cambiare finalmente il Paese. Per costruire questo progetto servono le idee e le energie di tutti: di chi ha sostenuto Renzi, Cuperlo, Civati, Pittella e anche di coloro che hanno deciso di non sostenere nessuno di questi candidati. Di chi ha partecipato alle primarie e di chi non lo ha fatto.

Perché questa è davvero l’ultima occasione e non ci si può più dividere per squallidi giochi di potere, personalismi e pregiudizi verso i propri “compagni di viaggio” (che non possono essere certo i mestieranti di Forza Italia o del Nuovo Centro Destra). 

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