Il viaggio di Stefano è iniziato quando ha saputo di essere stato scelto per partecipare a un campo di lavoro a Reykjavík. Avrebbe trascorso due settimane in giro per l’Islanda ad aiutare la Croce Rossa a distribuire cioccolata calda e fare fotografie per poi realizzare un’esposizione nei locali della città. “Sono stati 15 giorni unici passati nell’isola di ghiaccio insieme ad altri sei volontari provenienti da Cina, Russia e Corea che ora sono miei grandi amici”, ci ha scritto al ritorno.

“Il 28 febbraio è il mio personale Capodanno”, ci ha detto invece Antonella dopo aver trascorso un anno a Berlino con il progetto del Servizio Volontario Europeo. Dal giorno in cui è partita come volontaria per lavorare in un centro culturale che si occupa di famiglie in difficoltà, qualcosa in lei è cambiato. “Vivi un anno fuori casa, passi il tempo a lavorare, a cercare di capire, a litigare, a ridere. Diventi come ogni migrante, prima e dopo di te, uno specchio della cultura che ti porti dietro e cerchi, in ogni modo, di sfatare i pregiudizi loro e tuoi”.

Prima di partire Stefano e Antonella forse non sapevano nemmeno cosa fossero un campo di lavoro o uno SVE e oggi quelle esperienze hanno cambiato il modo che avevano di pensare la propria cultura. Poter dare loro questa e altre informazioni è il motivo per cui la nostra avventura è iniziata. L’idea di Scambieuropei è nata dopo che uno di noi aveva partecipato a uno scambio interculturale, trovato sul sito dell’università, nel Kurdistan. Fu un’esperienza totalizzante che tutti dovevano avere la fortuna di provare, ma quasi nessuno degli amici del ragazzo conosceva il programma “Gioventù in Azione” della Commissione Europea, del quale scambi e SVE fanno parte.

Pochi giovani sanno infatti che possono usufruire di fondi europei per poter vivere un’esperienza di volontariato, di studio o di lavoro all’estero. Pochissimi conoscono ad esempio i Training course, scambi fra gruppi di giovani tra 18 e 25 anni di diverse nazionalità che trattano temi di attualità e hanno lo scopo di far conoscere ai ragazzi le proprie reciproche culture. Ancor meno hanno sentito parlare ad esempio del Vulcanus, un progetto che consente a studenti di materie scientifiche di trascorrere un anno in Giappone seguendo un tirocinio formativo in azienda, corso di lingua compreso, o dei programmi WWOOF, perfetti per chi ama la natura e vuole trascorrere un periodo in una fattoria.  

Progetti come lo SVE, gli scambi interculturali o il Vulcanus sono solo alcune delle tante possibilità che l’Unione Europea, Istituzioni ed Enti pubblici e privati mettono a disposizione dei giovani italiani. Spesso queste notizie si nascondono nei meandri dei siti istituzionali. Qui entriamo in gioco noi, come sito e come associazione no profit Youth in Action, per dare notizia delle opportunità di mobilità giovanile e dei progetti della Comunità Europea, per dare voce e visibilità ai giovani attraverso le loro esperienze e per far capire a chi di competenza che non dovremmo essere cervelli costretti a fuggire dal nostro paese, ma giovani incoraggiati a vivere e a scoprire il mondo che li circonda.

Siamo otto giovani e ci rivolgiamo a quelli che come noi cercano solo di costruirsi un futuro nel pieno della crisi economica e che credono all’idea di lavoro come dovere ma anche e soprattutto come diritto. Per questo sosteniamo anche il Manifesto dello stagista.

Oltre Scambieuropei, orgoglio ultimo del team è Shareurope, il nostro “social network” che mette a contatto chi vive o ha vissuto all’estero con chi sta per partire con lo scopo di condividere difficoltà, esperienze e informazioni pratiche per il trasferimento.

Articolo Precedente

“Dall’Erasmus mi sono trasferita a Parigi. Ora aiuto gli italiani a vivere qui”

next
Articolo Successivo

“Addio Florida, torno a Benevento con gli studi sulle malattie degenerative”

next