Il decreto legge sulle missioni all’estero ottiene la fiducia in Senato ed è convertito in legge. Il governo passa la prova di Palazzo Madama, dopo che ieri il provvedimento aveva già incassato la fiducia alla Camera. La votazione si è chiusa con 159 sì e 67 noForza Italia e Gal hanno deciso di non partecipare al voto. Anche ieri, il partito di Silvio Berlusconi aveva votato contro la fiducia al governo, pur esprimendosi a favore del testo. Al Senato però, al contrario di Montecitorio, il voto è unico: favorevoli al provvedimento ma contrari alla fiducia, i forzisti hanno optato per l’uscita dall’Aula. Il decreto non è stato modificato nella seconda lettura.

Il governo, per bocca del ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, aveva annunciato in mattinata di porre la questione di fiducia. La parola d’ordine era “fare presto”: il rifinanziamento delle missioni scade lunedì prossimo. L’esito del voto del Senato non era tuttavia scontato come a Palazzo Madama: la partita era complicata dalla ristrettezza dei numeri della maggioranza e dai malumori sul fronte delle spese militari di una pattuglia di senatori del Pd di area civatiana.

“Non possiamo votare quella che il governo Letta ha definito una fiducia tecnica sul provvedimento delle missioni militari”, aveva spiegato Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato. “La nostra posizione sul finanziamento delle missioni militari è fortemente, e coerentemente con la nostra storia e posizione politica, favorevole. Il regolamento del Senato non ci permette di votare il provvedimento come avvenuto alla Camera dei Deputati, obbligandoci, in un caso di questo genere, ad esprimere fiducia al Governo”.

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