Chi si è imbattuto, almeno una volta, in una telefonata al Cup del proprio ospedale lo sa bene. Riuscire ad ottenere un esame diagnostico in tempi brevi è, spesso, una utopia. Per un ecocardiogramma, in Puglia, si è costretti ad attendere anche 500 giorni. Per non parlare di mammografie rinviate spesso all’anno successivo o di ecodoppler alla tiroide da attendere per 330 giorni. Attese bibliche che spingono, spesso, i pazienti a ricorrere alle prestazioni dei privati, spesso fuori convenzione. Le liste di attesa sono il cruccio dei pugliesi e il guanto di sfida lanciato a vicenda dai partiti politici in ogni appuntamento elettorale. Ma dal primo gennaio 2014 nei reparti di radiologia della Puglia avrà inizio la rivoluzione: Tac e radiografie saranno effettuate di notte e nei weekend.

E’ quanto deciso, nell’ultima seduta, dalla giunta guidata da Nichi Vendola. I reparti saranno aperti notte e giorno. I macchinari saranno accesi incessantemente per consentire di snellire quelle infinite liste di attesa. Nello specifico le radiologie saranno aperte dalle 8 alle 24 dal lunedì al venerdì e dalle 8 alle 20 il sabato e la domenica. I pazienti già in attesa di prenotazione saranno contattati per essere inseriti nelle nuove fasce orarie. Quelle notturne, in particolare, saranno la corsia “preferenziale” di chi ha un attesa che supera i due mesi. Si procederà in rigoroso ordine cronologico per non scontentare nessuno.

E’ chiaro che un’operazione del genere avrà un impatto economico non da poco. La stima effettuata dalla Regione parla di 11 milioni e 700mila euro di prestazioni aggiuntive. Ed è per questo che la Puglia farà partire la sua “rivoluzione radiologica” solo nel 2014. Il tempo necessario di uscire dal Piano di rientro che – ha sottolineato l’assessore alla Salute Elena Gentile – dal 2010 ha causato una stretta delle prestazioni aggiuntive al 20%. Ventisei le prestazioni che saranno implementate e vanno dalla visita cardiologica a quella endocrinologica, dall’oculistica alle risonanze al cranio, dalle mammografie alle Tac al torace.

Il personale da impiegare sarà quello attualmente in servizio negli ospedali, gli straordinari saranno concessi solo ai medici che si dichiareranno disponibili e saranno retribuiti in base, non solo alle ore effettuate, ma anche al numero di esami svolti. La prima verifica sarà effettuata a maggio per capire se il metodo adottato avrà sortito gli effetti sperati.

Il provvedimento, per la Gentile, è uno dei più attesi tanto dalla classe medica che dai cittadini vittime illustri del piano di rientro. “Abbiamo individuato gli esami più rilevanti – spiega – scandagliando le liste di attesa delle Asl e dei Policlinici, individuando gli esami per i quali l’attesa poteva superare i 60 giorni previsti dalla legge”. Per il governatore Nichi Vendola, è “inimmaginabile che le grandi macchine per la diagnostica lavorino poche ore al giorno e che, invece, si allunghino le liste dei cittadini che hanno diritto di sapere se hanno una malattia oppure no”. La delibera ricalca quella già approvata dalla Regione Veneto nei mesi scorsi. Il primo screening fissato a maggio servirà ad evitare che si incappi negli stessi problemi in cui è inciampato il governatore Luca Zaia. Ovvero il fatto che se i camici bianchi restano quelli, le ore da coprire sono troppe, come troppo alto è il costo dei macchinari attivi giorno e notte. Con il risultato di dover sacrificare alcune fasce orarie. E tornare al punto di partenza.

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