È Bologna, che sale al terzo posto con un balzo di sette posizioni rispetto al 2012, la terza città in Italia per la qualità della vita. Nella “top ten” entra anche Ravenna (ottava, un anno fa era sesta) mentre il tonfo è tutto dei “cugini” riminesi, che in un anno riescono a perdere ben 23 posizioni arrivando 27esimi.

Resta abbastanza lusinghiera per l’Emilia Romagna la nuova classifica sul “benessere” nelle province pubblicata oggi dal Sole 24 Ore, ma ci sono luci e ombre. La ricerca annuale sulla vivibilità nei territori a livello nazionale, tra 107 province, questa volta classifica Trento in prima posizione (più due posti sul 2012) e Napoli fanalino di coda (meno uno sul 2012), confermando in generale un primato del Nord-Est come emerso negli ultimi anni. Lo studio è stato elaborato su 36 indicatori articolati in sei capitoli fondamentali: tenore di vita, affari e lavoro, servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico, tempo libero.

Scrutando le graduatorie particolari, l’Emilia Romagna “stecca” sulla sicurezza, sulla quale nessuna provincia arriva tra le prime 10 (la prima in lista a livello regionale è Ferrara 20esima, in miglioramento). Gli altri capitoli risultano invece più confortanti: nel tenore di vita (ricchezza prodotta, risparmi, assegno per chi è a riposo, consumi, inflazione, abitazione) Bologna è sesta, Parma ottava, Modena decima, Reggio Emilia 13esima, Piacenza 18esima (l’unica in peggioramento) e Ravenna 21esima. Anche gli affari e il lavoro tutto sommato premiano le province emiliano-romagnole: in questo caso Bologna è terza seguita da Modena e Reggio (quarta e quinta), Ravenna all’ottavo posto, Forlì-Cesena al 17esimo e Parma al 18esimo. La provincia in regione più “attrezzata” (servizi, ambiente e salute) è Bologna (anche se in peggioramento resta al secondo posto a livello nazionale dopo Trieste), seguita da Ravenna (stabile al terzo posto), Forlì-Cesena (al quinto, in miglioramento), Reggio Emilia (peggiora) al 12 esimo, Rimini al 16esimo (migliora) e Parma (peggiora) al 17esimo insieme con Livorno.

All’anagrafe (densità demografica, coppie in crisi, giovani e stranieri, investimenti in formazione) emerge un tris emiliano (Piacenza prima, Parma terza e Bologna quarta, più in là la 19esima Ravenna) mentre al sesto e ultimo capitolo, quello del tempo libero e degli svaghi, ancorché in peggioramento spunta tra i primi posti Rimini (quinta).

Ed è proprio tra i riminesi, i quali fra l’altro hanno appena assistito al fallimento della propria società aeroportuale Aeradria, che si diffondono in queste ore nuove preoccupazioni alla luce degli ultimi dati del “Sole”. Al di là del saliscendi in classifica (39esimo posto nel 2008, decimo nel 2009, 17esimo nel 210, 11esimo nel 2011) che fa spiccare un meno 23 rispetto ad appena un anno fa, è un fatto che tra 2012 e 2013 anche la riviera abbia retto sempre meno all’urto della crisi. Il turismo stagionale, dato il contesto nazionale, resiste ma la flessione continua. Basti pensare che in provincia di Rimini il parziale dei primi nove mesi dell’anno registra 2.900.442 arrivi (-1,3% rispetto al 2012) e 14.836.934 presenze (-2,7%). Con il recentissimo fallimento della società aeroportuale Aeradria, poi, la tenuta del congressuale e del fieristico, assi portanti della cosiddetta destagionalizzazione, è a dir poco a rischio.

Il capitolo del “Sole” su affari e lavoro sembra non a caso assegnare a Rimini solo il 36esimo posto (in peggioramento): “Continuiamo a mantenere la caratteristica di territorio anomalo per dinamicità del tessuto economico, e in questo è sicuramente positivo il risultato per registrazione di imprese e indice Tagliacarne sulle infrastrutture, ma siamo indietro sulle start-up innovative e, allargando l’orizzonte, sulla ‘produzione’ di giovani laureati. Questo in prospettiva è ciò che preoccupa maggiormente: la minore capacità di innovazione e di assorbimento di alte professionalità, ciò che in definitiva servirebbe di più per dare quel colpo d’ala di cui l’area riminese avrebbe bisogno come il pane, in presenza ormai evidente del tramonto di una lunga fase sociale e economica che ha visto istituzioni e privati- la comunità- concertare e decidere insieme e con eguali responsabilità scelte strategiche per il territorio”, osserva amaro il presidente della Provincia Stefano Vitali (Pd).

Dunque, se grazie al suo turismo e all’indotto relativo finora la riviera ce l’ha sempre fatta, “sbaglieremmo se utilizzassimo questi nostri plus per non cambiare, per non guardare ai difetti strutturali di una stagione che se ha dato tanto, molto ha comunque tolto. E il cambiamento non è prerogativa esclusiva del pubblico, questa è una rappresentazione che sa di barzelletta”, continua Vitali. Un’altra nota dolente anche per Rimini rimane quella della sicurezza, con la richiesta a Roma (condivisa dalla prefettura) di avere più forze dell’ordine di rinforzo nel periodo estivo finora poco soddisfatta.

Restando in Romagna, altri commenti poco entusiastici arrivano dai sindaci di Forlì e di Ravenna, Roberto Balzani e Fabrizio Matteucci. Il primo in generale osserva nel report del “Sole una “buona posizione (siamo nella pattuglia delle emiliano-romagnole), ma nessun trionfalismo: se i servizi tengono al di sopra della media (ai nidi e alla sanità si aggiunge la politica ambientale), la ricchezza prodotta è in flessione e i consumi sono i crisi”. Più impaziente Matteucci, in questi giorni più che mai assorbito dalla sua crociata anti-Imu a Roma, che sulla ricerca pubblicata oggi taglia corto: “I miei commenti alimenterebbero il teatrino politico da cui io mi tengo alla larga perché, come molti cittadini, non ne posso più. Ravenna è sesta? Meglio che sessantesima. Ma io vedo troppe e famigli e troppe imprese che soffrono più che in passato. E di questo mi occupo”.

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