Cultura

Odifreddi: “Il processo di Norimberga fu uno show, ma non sono un negazionista”

Il matematico parla anche del nuovo Papa: "Preferisco Ratzinger, un teologo interessato ai contenuti. Bergoglio è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in modo incredibile"

di Andrea Scanzi

Il matematico impertinente propaga polemiche quasi suo malgrado. Ha 63 anni, ha dialogato con Ratzinger, è stato accusato di negazionismo. “Credo in un solo Signore, l’Uomo, plurigenito figlio della Natura, nato dalla Madre alla fine di tutti i secoli”. L’ha detto lui, Piergiorgio Odifreddi.

Perché non possiamo essere cristiani?
Lo possiamo essere, ma non razionalmente. Il cristianesimo, e in particolare il cattolicesimo, si ispirano a libri sacri indirizzati a popoli analfabeti di pastori. Oggi il cristianesimo è anacronistico. La scienza, ciò in cui credo, osserva i fatti e li analizza.

E il cattolicesimo?
È dogmatico e per questo non può più far parte dell’Occidente . Secondo alcune indagini fatte alla Royal Society inglese e alla National Academy statunitense, il 93% degli scienziati è ateo e agnostico. Il restante 7% è ebreo o protestante, le religioni più critiche. Per uno scienziato essere cattolici è innaturale.

Ha scritto, riprendendo il Vocabolario Etimologico di Pianigiani, che la parola “cristiano” deriva da “cretino”.
Una battuta di cattivo gusto. Non era essenziale. A volte faccio provocazioni come Eco, che ha scritto le prime cento pagine de Il nome della rosa per liberarsi dei lettori che non voleva. Chi non vuole ascoltare una mia battuta, è bene che non mi legga. E comunque l’etimologia esiste.

Come è stato dialogare con Papa Ratzinger?
Mi sento più vicino a Ratzinger che a Bergoglio. Papa Francesco è un pubblicitario strepitoso, vende il suo prodotto in maniera incredibile. Con lui non devi aspettarti cambiamenti del prodotto, ma della pubblicità. Dottrinalmente Bergoglio dice poco e nulla, si limita a cambiare la comunicazione. Concede al pubblico ciò che il pubblico vuole.

Meglio Ratzinger, quindi.

È un professore, un intellettuale: un teologo interessato ai contenuti. Siamo uniti dalla ricerca della verità che entrambi crediamo di avere trovato. Abbiamo idee opposte, ma l’approccio è lo stesso. Bergoglio è agli antipodi. Quando Scalfari gli ha posto quesiti concettuali, ha detto: “Lei mi ha fatto tante domande, ma io risponderò ad altro”. Forse perché non sapeva cosa rispondere.

Le è piaciuta l’intervista di Scalfari a Papa Francesco?
Uno scoop, ma poi si è scoperto che Scalfari aveva attribuito a Bergoglio virgolettati inventati. Scalfari ha poi sbagliato interlocutore: se vuoi risposte chiedi a Ratzinger, non a Bergoglio.

Alla Zanzara credeva davvero di dialogare con Bergoglio. È sembrato molto garbato.
Certo che ero garbato. Sono una persona educata. Cruciani e Parenzo sono trash radiofonico, non giornalismo.

Cacciari la definisce “un piccolo Voltaire”.
Lo fa per punzecchiarmi, ma siamo amici. Non vedo perché dovrei offendermi. Sarebbe come se io dicessi a Cacciari che è “un piccolo Kant”. E potrei dirlo.

Lei fa arrabbiare un sacco di persone. Per esempio Zichichi.
Nulla di personale, ma Zichichi rappresenta un modo di fare scienza intrallazzone e amico dei potenti. Prima era comunista, poi ha abbracciato la Dc di Andreotti. Va dove gli fa comodo. Durante le conferenze amava interrompersi e dire: “Scusate, mi ha chiamato il Papa”. Incarna quella minoranza scientifica cattolica che si fa scudo della Chiesa.

Anche La Russa e Gelmini non la amano.
Non mi hanno criticato, ma insultato. La Russa, in tivù, si tappava le orecchie mentre parlavo. La persona è quella.

Lei è vicino a Vendola. Che effetto le ha fatto ascoltare quella telefonata e quelle risate con Archinà?
Non l’ho ascoltata, ma questo modo di giornalismo – anche vostro – di creare bersagli e poi sparare non mi piace. Un giorno Berlusconi, un altro la Cancellieri, quello dopo Vendola. E magari ogni tanto Odifreddi. Non mi piace.

Però l’audio della telefonata, pubblicato dal Fatto.it, non l’ha ascoltato.
No, non l’ho ascoltato.

Per le sue opinioni sulla striscia di Gaza, Repubblica le ha chiuso il blog. Come Saramago e Chomsky, sostiene che gli isrealiani stiano facendo ai palestinesi ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei. Di recente è perfino passato per negazioni-sta.
Ho scelto un momento inopportuno (la morte di Priebke) e il luogo sbagliato (il mio blog) per toccare un tema spinoso. Tra i commenti al mio post è intervenuto un negazionista. Il mio approccio scientifico non mi consente di negare a priori qualsiasi tesi. Così ho specificato cosa fosse giusto e cosa sbagliato.

E cosa c’è di giusto nel negazionismo?
Per esempio che il processo di Norimberga fu propaganda, come quello a Saddam. L’Imperatore giapponese era colpevole quanto Hitler, eppure nessuno lo ha processato. In quei processi la forma è più importante del contenuto: non si vuole fare giustizia, ma dare un messaggio e vendicarsi.

Ha scritto che Norimberga fu un po’ come Hollywood.
Attraverso Hollywood ci siamo convinti che i buoni erano i cow boy e non gli indiani d’America, vittime di un eccidio di 18 milioni di persone: tre volte l’Olocausto. Norimberga è stata un’opera analoga di propaganda. Tutto qua. Mai negato le camere a gas, mai stato negazionista.

In tanti lo hanno pensato e forse pensano ancora.
Colpa anche dei giornalisti. Persino quelli bravi, come Furio Colombo sul Fatto . Mi hanno attribuito frasi mai dette. Mi conoscono: perché non hanno sentito la mia versione? Torniamo a Scalfari e Bergoglio: inventare virgolettati è la norma.

Zichichi era amico di Andreotti, ma anche lei le deve la libertà.
(sorride). Fui trattenuto alcuni mesi in Siberia dall’Unione Sovietica come forma di ritorsione. Un agente sovietico era stato arrestato a Genova per spionaggio industriale e i russi si vendicarono. Fui liberato grazie a Pertini e Andreotti, allora ministro degli Esteri.

L’ha mai ringraziato?
Molti anni dopo. Ci trovammo in uno studio televisivo e glielo dissi. Non si ricordava. Poi gli chiesi la prefazione al mio libro “Zichicche”, per difendermi dalle querele di Zichichi. Ci riuscii. A pensarci bene, Andreotti mi ha salvato due volte.

Da Il Fatto Quotidiano del 26 novembre 2013

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