La scelta dei tempi è perfetta. Berlusconi inizia il suo discorso proprio durante le dichiarazioni di voto e continua mentre avvengono le prime votazioni in Senato, costringendo tutti i media a saltare continuamente da Palazzo Grazioli a Palazzo Madama guastando la diretta dell’evento più atteso dell’anno. Finisce il suo discorso poco prima dell’ultima votazione che ne decreta l’effettiva decadenza. Forse per seguirla di persona oppure nella paura di essere portato via dal palco da due agenti, alla Jim Morrison.

Frasi brevi, come si addice a un discorso di piazza dove l’eco e le voci degli altri confondono le parole. Berlusconi gesticola poco, il pubblico è vicino e le telecamere anche, non occorrono gesti vistosi per farsi vedere. È meglio allargare le braccia sul leggio trasmettendo stabilità, solidità e delimitazione di un territorio più ampio di quello occupato dal proprio corpo. Nessun tremolio, nessun malore a differenza degli ultimi interventi, compresa la conferenza stampa delle “carte americane” durante la quale Berlusconi aveva l’affanno.

Un discorso funebre a tratti. Berlusconi evoca spesso la morte: “Siam pronti alla morte” esordisce “siamo qui in un giorno di lutto per la democrazia”, più avanti ripeterà ” un giorno di lutto per la legge, per il diritto, per la democrazia” e saranno consegnati ceri funebri al pubblico.

Il tema della morte evoca in noi emozioni fortissime. È la paura che ci spinge ad agire, ogni nostra azione ha come unico scopo la sopravvivenza. Per questo il tema della morte viene trattato da tutte le principali autorità in grado di influenzare le nostre vite, come le religioni attraverso le quali vorremmo sconfiggerla e le dittature che ci insegnano a non temerla. Durante il fascismo la morte ricorreva spesso nei discorsi e nei canti. La sconfitta equivaleva alla morte pertanto conveniva andare in guerra senza temerla.

Il messaggio di Berlusconi è un messaggio debole. Da anni parla al popolo dei suoi processi, delle sue condanne, delle ingiustizie che lui subisce. Ma nessuno è motivato dagli interessi esclusivamente altrui. L’uomo (nel rispetto degli altri si spera) agisce ed è interessato al proprio benessere, alla risoluzione dei propri problemi. Allora come fa Berlusconi a riscuotere ancora tanto consenso portando solo i suoi personali problemi? Berlusconi compensa la debolezza del suo messaggio in diversi modi.

Coinvolge il pubblico nei suoi personali problemi attraverso alcune tecniche di persuasione. Fa sentire tutti condannati. Quando dice alla piazza “in questi 20 anni una cosa della quale non mi posso lamentare è la vostra vicinanza, il vostro affetto” e dichiara di vedere dal palco, cosa impossibile, “la commozione nei vostri occhi” sta effettuando un’etichettatura.

Quando un’autorità ci dice qual è l’impressione che si ha di noi veniamo inconsapevolmente influenzati da questa e iniziamo a comportarci nella maniera descritta. Accade a chi crede negli oroscopi ed è una tecnica usata anche da molti venditori e volontari. “Nel vicinato (che in questo caso rappresenta l’autorità) si dice che lei sia una persona molto generosa, che ne pensa di fare una piccola offerta…” vorreste deludere l’intero vicinato perdendo la vostra (inaspettata) fama di persone dal cuore d’oro? È stato provato che alunni scelti a caso ai quali si era detto di avere un quoziente intellettivo più alto della media hanno mostrato durante l’anno risultati migliori dei compagni ai quali era stato detto, sempre senza alcuna base, che erano meno intelligenti. Così Berlusconi dicendo che la piazza è commossa per la sua decadenza la porta a commuoversi veramente.

Continua nel condannare la piazza usando spesso il “noi”, mentre sappiamo che solitamente parla in prima persona soprattutto quando vanta i suoi meriti. “Ho subito 57 processi, una persecuzione” ma poi dice “abbiamo lottato, abbiamo dovuto impegnare molte risorse economiche…per 41 processi siamo riusciti a venirne fuori”, “noi non ci ritireremo in qualche convento.” E quando spiega che come Renzi e Grillo può guidare il partito da fuori dice “anche da non parlamentare si può continuare a combattere per la nostra libertà” come se anche la piazza appunto fosse condannata.

Berlusconi mostra le sue abilità di persuasore anche quando dice “Noi siamo qui, siete qui, staremo qui”. Il padre dell’ipnosi moderna Milton Erickson chiama queste serie di affermazioni “truismi“. “Noi siamo qui, voi siete qui” sono due affermazioni di fila inconfutabili, che la nostra sfera logica riconosce immediatamente come vere rilassandosi e orientandoci all’ascolto dell’interlocutore come di una persona che dice la verità. Quando poi, subito in sequenza, afferma “staremo qui” prendiamo per vera anche questa affermazione.

Inserire una bugia in mezzo e dopo una serie di verità oggettive ce la fa percepire come altrettanto vera. È faticoso per la nostra mente analizzare criticamente ogni affermazione e quindi perché dubitare di chi ci ha appena detto una serie di verità?

La debolezza del suo messaggio, in quanto personale, è allo stesso tempo la forza del modo in cui lo trasmette, della sua comunicazione. Nessuno può essere più coerente, energico, determinato di un uomo alle corde, la cui vita o morte dipende dalla capacità che ha di convincerti. Non una lotta di partito, di categoria, di ideali, ma una lotta personale. È lo stesso motivo per cui i dittatori sono solitamente uomini dal grande carisma. Comunicano al massimo, il consenso per loro è vitale, sanno che se il loro governo dovesse terminare non perderebbero solo una poltrona ma come la storia ci insegna perderebbero la loro libertà o addirittura la loro vita.

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