“Contro di me comportamenti intimidatori e calunniosi”. Il day after per l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna Carlo Lusenti, da martedì 26 novembre iscritto sul registro degli indagati della Procura di Bologna per falso, assieme al dirigente generale sanità Tiziano Carradori, è il momento delle spiegazioni e del contrattacco. Clima teso al dodicesimo piano di viale Aldo Moro, presente il gotha dell’amministrazione regionale, proprio quando ad un fotografo sfugge involontariamente una battuta: “Facciamo una foto in piedi… una foto segnaletica”. Lusenti non accetta lo scherzo e risponde per le rime, esprimendo con un epiteto colorito il suo disappunto.

“Non mi nascondo e non mi sottraggo al confronto”, anticipa il 57enne assessore reggiano, di professione urologo prima di far parte della giunta Errani, “noi siamo sereni, sicuri e certi di tutti gli atti amministrativi adottati che riguardano l’accreditamento e il funzionamento delle strutture sanitarie private che lavorano con la Regione. Un sistema condiviso di governo che comprende tutte le strutture”.

Lusenti e Carradori sono accusati di falso dalla clinica Hesperia di Modena che ricevendo 17 milioni di euro dalla Regione condivide il sistema di accreditamenti per l’alta specialità cardiochirugica assieme alle altre tre case di cura del gruppo Sansavini (Villa Torri a Bologna, Villa Salus Hospital a Reggio Emilia e Maria Cecilia Hospital a Ravenna) che invece di milioni ne ricevono 42. Ed è proprio su questo sistema di 3 a 1 che la clinica modenese ha denunciato il sospetto di irregolarità nelle attribuzioni di fondi ma anche di accreditamenti di due strutture (Salus e Villa Torri) che non avrebbero almeno uno dei fondamentali requisiti richiesti per il contratto con la Regione, vale dire quello relativo al numero di minimo di 300 interventi annuali.

“Intanto la Regione non fa nessun accordo singolo di committenza con le cliniche private”, spiega Lusenti, “ma definisce un fabbisogno e un budget complessivo, mentre la divisione la fanno le strutture in sede della loro associazione – l’AIOP – e in base alle proprie capacità produttive. Negli ultimi anni, ad esempio, Villa Torri è stata sopra i 300 interventi, altri sotto, ma ciò non interferisce con i parametri di sicurezza e qualità”.

“La stessa Hesperia dal 2008 al 2011 ha prodotto volumi e fatturato inferiori a quella che era la sua produzione di riferimento tranne che nel 2008 – ha continuato – in altri termini non ha sfruttato per 4 anni la produzione di riferimento. Per questo non esiste un semaforo rosso o la perdita dell’accreditamento se per alcuni anni stai sotto la soglia. Sono regole condivise da tutti da 20 anni anche dalla stessa Hesperia che, tra l’altro, nell’ultimo anno ha licenziato il direttore generale e ha contestato le sue richieste non in sede di confronto associativo ma dalla magistratura”.

“Sopra o sotto la soglia noi verifichiamo che si rimanga entro il budget prefissato”, ha aggiunto il dg Carradori, “se per ragioni diverse si produce o fattura sotto al limite posto, gli altri possono produrre di più in modo da mantenere i bisogni della popolazione regionale come prefissato dal regolamento condiviso. Se Hesperia avesse prodotto di più – conclude – rimanendo entro il tetto complessivo l’avrebbe potuto fare. E’ evidente che non ha colto questa opportunità”.

Già protagonista l’estate scorsa di una vicenda di doppio incarico tra l’assessorato e la professione privata in un poliambulatorio romagnolo, finita con la rinuncia all’incarico medico, Lusenti ha ricevuto l’avviso di garanzia per falso proprio nelle ore in cui si apprestava a presentare alla stampa i numeri in positivo del comparto sanità in regione: “Siamo venti punti avanti la Lombardia come rendimento, gestiamo 60mila dipendenti e nel 2013 a fronte di 260 milioni in meno di introiti da Roma, chiudiamo il bilancio in equilibrio. Per questo, come Regione Emilia Romagna non ci facciamo trascinare in nessun calderone mediatico e di calunnie intimidatorie. Noi siamo diversi”.

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