L’infezione da Hiv è certamente uno dei principali flagelli che hanno colpito l’umanità nel corso della storia. Non tanto per il numero assoluto di vittime, comunque estremamente elevato, quanto per le numerose implicazioni di tipo sociale, psicologico ed anche economico collegate.

In questi giorni ha fatto scalpore, a proposito di tali implicazioni, la smentita compiuta dall’Oms-Who della notizia contenuta nel suo rapporto secondo cui molte nuove infezioni da Hiv in Grecia siano intenzionalmente causate in coloro che fanno uso di droghe per via endovenosa per acquisire lo status di sieropositività per tale virus e garantirsi il sussidio di € 700,00 mensili. In una situazione economica di crisi particolarmente dura, come quella che sta attanagliando il paese ellenico da almeno sei anni, è indubbio che risulti plausibile che a qualcuno tale cifra possa fare gola. Ma come si dice dalle nostre parti, la moglie che vuol far dispetto al marito… E’ infatti non era vero. La notizia era basata su alcuni articoli pubblicati, probabilmente con scarsa attenzione, dal Lancet, doi:10.1016/S0140-6736(13)62019-X  e non corrispondeva, se non in parte a verità. Il portavoce dell’Oms-Who Gregory Haertl ha affermato su Twitter che nessuno in Grecia si auto-inocula il virus Hiv in modo intenzionale. In una dichiarazione ufficiale l’Oms-Who ha aggiustato il tiro, affermando che la metà dei nuovi casi si sono verificati fra i tossicodipendenti per via endovenosa, fra di loro qualcuno risulta l’abbia fatto deliberatamente.

E’ comunque vero che i casi di nuove infezioni da Hiv fra i tossicodipendenti sono aumentati negli ultimi anni del 52%. In realtà le ragioni dell’aumento rimangono multifattoriali e si aggiunge che comunque si deve compiere ogni sforzo per ridurre il rischio di contrarre l’infezione a coloro che pratichino l’uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa. Il Keelpno, il principale istituto di ricerche epidemiologiche greco, ha messo in evidenza che il tasso di infezione da Hiv in Grecia è aumentato di tre volte in questi ultimi dieci anni, passando da 3,9 ogni 100.000 abitanti nel 2003 a 10,9 nel 2012.

E’ facile immaginare un parallelo con la situazione italiana. Anche in questo Paese stiamo vivendo una crisi economica che minaccia di essere altrettanto devastante di quella greca. È quindi fondamentale non abbassare la guardia nei riguardi della realizzazione di tutte le procedure idonee a contenere la diffusione dell’infezione nella popolazione. Pertanto mi preme sottolineare la necessità che a tutti i livelli istituzionali vengano proposte delle nuove e più incisive campagne di educazione sanitaria mirate all’informazione del pubblico nei riguardi di un pericolo che è ancora molto vivo e che in tempi di penuria monetaria e di disgregazione sociale può paradossalmente tornare a diffondersi ed a nuocere. 

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