Donazioni agli enti pubblici? Mi ha colpito un articolo di Valerio Melandri, direttore del Master in Fundraising di Forlì, pubblicato su Vita del mese di novembre a proposito di Central Park a New York. Le spese per la manutenzione del parco sono pagate, al 75%, dalle donazioni dei cittadini, benché il magnifico e vivace spazio verde sia pubblico, di proprietà dello Stato. Melandri rileva che non si tratta di una rarità negli Stati Uniti, le donazioni agli enti pubblici sono la norma (si pensi a diverse università, che raccolgono ogni anno cifre importanti, che ne assicurano l’eccellenza).

A questo proposito vorrei fare qualche considerazione sul nostro Paese. Da noi sarebbe arduo per gli enti pubblici chiedere (e ottenere) contributi dai cittadini. Proviamo a chiederci perché, in cosa consiste la differenza.

In primo luogo, la diffidenza. Da decenni i cittadini italiani leggono (e spesso constatano coi loro occhi) scandali, latrocini, tangenti, sprechi all’interno degli enti pubblici. Sono abituati a confrontarsi con l’arroganza, il politichese, l’assenza di risposte e il tedio degli amministratori e dei loro dipendenti. Così, anche le poche realtà virtuose restano inviluppate nella cattiva nomea prodotta dai più. Facciamo l’esempio delle università. Spesso dominate da baroni cialtroni e poco produttivi, pochissimo dediti ai loro allievi (che considerano, paradossalmente, un peso che toglie tempo alle loro preziose ricerche), le nostre università non riescono neppure a immaginare di poter raccogliere fondi sufficienti a garantire un esemplare servizio anche in tempi di vacche magre dei finanziamenti statali.

Speculare a questo problema, vi è l’atteggiamento rivendicativo da parte dei cittadini, che dal pubblico si aspettano servizi compiuti, non richieste di collaborazione: atteggiamento prodotto da altrettanti decenni di assistenzialismo poco lungimirante e poco costruttivo, volto, da parte dei partiti, più a garantirsi voti che a risolvere problemi.

Terzo. A ciò si aggiunge la mancanza di una cultura del rispetto e della tutela della cosa pubblica, diffusa in Italia. E’ comune difendere furibondamente le proprie proprietà, o ciò che sta nei pressi di queste ultime, e per il resto chissenefrega. Tema annoso, che riguarda anche le scuole di ogni genere e grado, che abdicano a questo loro ruolo educativo.

Questa differenza che riguarda le donazioni è quindi una delle più significative cartine di tornasole del rapporto tra cittadini e amministratori, e tra individui e cosa pubblica: logoro, usurato, inesistente. E’ tempo di cercare soluzioni, di voltare pagina. Non solo aspettandole dall’alto, le novità, ma costruendole dal basso. Un esempio? Costituire un comitato di raccolta fondi per un bene pubblico importante della nostra città, chiedendo in cambio una forma di partecipazione alle decisioni e controllo della destinazione dei fondi stessi.

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