Negli ultimi seggi scrutinati Michelle Bachelet si è rafforzata rispetto alle proiezioni e ha toccato il 47%, contro la l’avversaria che la sfiderà – si fa per dire – al ballottaggio, Evelyn Matthei ferma al 25%. Non sono queste due cifre da sole a dare l’idea dell’indebolimento della destra che ha governato solo questi 4 anni e solo grazie al profilo istituzionale e sorridente di Sebastian Piñera. La sconfitta della destra emerge nella dichiarazione clamorosa e polemica del candidato indipendente Franco Parisi, che poteva essere attribuito al centro destra e che al secondo turno non andrà a votare perché “la Matthei è una persona ‘mala‘”. L’elettorato, inoltre, si è spostato a sinistra. Se Bachelet non ha vinto al primo turno è perché alla sua sinistra Marco Enriquez Ominami ha raccolto l’11% dei consensi e perché altri 3 candidati di area rosso-verde (chi più rosso chi più verde) si portano via un altro 7 % dei voti.

Il risultato più importante e significativo per la Bachelet e per la sua coalizione – che include per la prima volta i comunisti – è il conseguimento di una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato. Nonostante il perverso sistema dei collegi binominali, che spesso assicura la parità a entrambe le coalizioni, si sono verificati alcuni preziosissimi “doblajes” sia alla Camera che al Senato. Doblaje vuol dire che la coalizione di Bachelet ha preso in quei collegi più del doppio dei voti della destra. Questi seggi in più consentiranno al centro sinistra di avere i quattro settimi necessari per leggi impegnative come le riforme tributarie e dell’educazione che finora la destra, anche dall’opposizione poteva bloccare. Entra in parlamento la carismatica ragazza Camila Vallejo leader studentesca insieme con altri 3 giovani che rappresentano il rinnovamento in una rappresentanza politica spesso cristallizzata e dinastica. Non sono pochi i parlamentari infatti (sia di centro sinistra che di destra) che hanno riconfermato la loro presenza ininterrotta dal 1990. Resta il problema che la destra può bloccare la riforma della Costituzione che è poco cambiata da quando la fece approvare Pinochet. Ci vogliono i due terzi. Per sbloccare questa situazione, per uscire da un bipolarismo che sembra spesso un duopolio, è cresciuto in queste elezioni il movimento “Marca Tu VOTO“, una inedita e curiosa manifestazione di pensiero.

Dato che la legge elettorale consente di fare altri segni sulle schede, purché sia chiaro per chi si vota, si è proposto di scrivere le lettere AC sulla scheda. Si vuole una Assemblea Costituente, per cambiare davvero. Osservatori in migliaia di seggi hanno fatto una media e calcolato che l’8% degli elettori lo ha fatto. “Dobbiamo essere ancora di più al ballottaggio. Andiamo a votare solo per segnare AC, per la Assemblea Costituente”, ha annunciato Marco Enriquez Ominami, ora che tutti hanno constatato che scrivere Ac non fa annullare il voto. Infine la partecipazione è stata bassa,attorno al 50%: per la prima volta potevano votare i non registrati e per la prima volta i registrati non avevano il timore di sanzioni se restavano a casa. ( Per la verità quella del voto obbligatorio per i registrati era una regola che non portava nel concreto a sanzioni, ma il timore c’era). Si è visto che non era il fastidio di registrarsi ad aver tenuto milioni di cileni lontani dal voto. E’ probabile che ci sia stato comunque un ricambio (voti di non registrati, non voto di registrati) che anche esso ha sfavorito la destra. Ballottaggio il 15 dicembre, ma le sfide sociali non attendono. Il più forte movimento studentesco del mondo si è fatto sentire anche nella giornata di voto, con l’occupazione del “comando” della campagna elettorale della Bachelet da parte di un collettivo di studenti delle medie superiori.

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