Nei giorni scorsi, il gruppo Fiat ha rilevato il restante 50% del pacchetto azionario di VM Motori ancora in mano a General Motors, per una cifra totale di 34,1 milioni di euro. La divisione Fiat Group Automobiles già deteneva il 50% delle azioni del costruttore italiano di motori diesel, acquistate nel 2010. Questa operazione, sia finanziaria che industriale, consentirà al gruppo automobilistico torinese di controllare direttamente tutta la produzione dei motori diesel destinati ai propri modelli. Infatti, fino a poche settimane fa, VM Motori figurava come fornitore delle motorizzazioni 2.8 TD e 3.0 TD, destinate ai brand Lancia e Jeep, ma soprattutto a Maserati. Quindi, il gruppo Fiat ha voluto salvaguardare il know how motoristico dei propri premium brand.

Ora resta da capire se avverrà o meno l’integrazione con Fiat Powertrain Technologies, la divisione che si occupa della progettazione di motori e trasmissioni. Inoltre, VM Motori porta in dote non solo le tecnologie nei motori diesel per auto, ma anche l’esperienza nei motori marini, industriali e del settore power generation. Altro nodo della questione sarà lo sviluppo dell’attuale gamma di VM Motori, composta da cinque unità. Il fiore all’occhiello della produzione è al momento rappresentato dal motore 3.0 V6 turbodiesel, proposto negli step di potenza da 250 CV e 275 CV per le nuove Maserati Ghibli e Quattroporte, ma anche nelle versioni depotenziate per i modelli Lancia Thema e Jeep Grand Cherokee. VM Motori produce anche il 2.8 turbodiesel a 4 cilindri nelle versioni da 177 CV della Lancia Voyager e 200 CV della Jeep Wrangler, affiancato dal 2.5 turbodiesel da 156 CV destinato all’ultimo modello del tipico Taxi di Londra. Non è noto, invece, il destino dei motori 1.5 turbodiesel a 3 cilindri da 110 CV e 2.0 turbodiesel a 4 cilindri da 163 CV, adeguati all’attuale normativa Euro 5 e in passato prodotti su licenza anche da Hyundai in Corea del Sud. Queste due unità, tuttavia, offrono prestazioni molto simili ai propulsori a 4 cilindri 1.6 MultiJet e 2.0 MultiJet, prodotti da Fiat nell’impianto campano di Pratola Serra (AV).

VM Motori rappresenta l’ultimo tassello della storia automobilistica italiana che entra nell’orbita Fiat. Fondata nel 1947 da Claudio Vancini e Ugo Martelli, l’azienda di Cento (FE) ha fatto parte del gruppo Finmeccanica fino al 1989. Nel ’95 è diventata di proprietà dell’americana Detroit Diesel Corporation, poi affiancata da Daimler Chrysler che è entrata nell’azionariato cinque anni dopo. Al 2003 risale l’ingresso nel capitale del gruppo Penske, mentre nel 2007 il posto di DaimlerChrysler è stato preso da General Motors. Infine, il restante pacchetto sociale del 50% in mano a Penske è stato rilevato dal gruppo Fiat nel 2010. In passato, VM Motori ha fornito propulsori diesel a Dodge per il pick-up Dakota (venduto solo negli USA), a Ford per la ammiraglia Scorpio, a Land Rover per la lussuosa Range Rover, a Opel per la fuoristrada Frontera, a Rover per le berline SD1 prima e Serie 800 poi, nonché a Toyota per la versione europea dell’inarrestabile Land Cruiser.

Tuttavia, il nome di VM Motori in campo automobilistico è legato a doppio filo con Alfa Romeo, dato che la Casa del Biscione fu la prima ad adottare un motore turbodiesel prodotto dalla società italiana. Infatti, dopo il fallimentare esperimento della Giulia diesel con il motore della inglese Perkins, al Salone di Francoforte del 1979 Alfa Romeo presentò la versione turbodiesel della rinnovata Alfetta che raccolse molti consensi sul mercato, anche tra gli alfisti più intransigenti. In seguito, VM Motori ha permesso lo sviluppo delle versioni diesel delle berline Alfa 6, Alfa 90, Alfa 75, Alfa 164 e Alfa 155, mentre per la compatta Alfa 33 fu progettato lo specifico motore 1.8 turbodiesel con l’atipica configurazione a 3 cilindri.

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