“Il professore universitario ha il dovere di raccomandare. Se è un reato truccare un concorso segnalando qualcuno, allora portatemi le arance a Rebibbia”. Per Vincenzo Zeno-Zencovich, ordinario di diritto comparato presso l’Università Roma Tre e rettore dell’istituto privato Luspio, “i docenti sono legittimamente cooptati”. Un pensiero che non si tiene per sé. Anzi. Il 6 novembre scorso prende carta e penna e scrive una lettera auto accusandosi di aver truccato per anni i concorsi pubblici. Riempie una pagina rivolgendosi “in tono ironico e provocatorio” a un ipotetico magistrato e invia lo scritto ad un quotidiano nazionale. “Ho voluto dare voce a una diffusa parte del mondo accademico preoccupata dal fatto che il processo di selezione dei docenti sia imposto dal timore di procedure giudiziarie“. Per il professore, che nel 2012 ha rischiato di prendere il posto di Corrado Calabrò al vertice dell’Agcom in quota Pdl, “la cosa preoccupante è quando a vincere i concorsi è qualcuno che nessuno conosce”. Insomma, pare che i non raccomandati non trovino spazio nelle università italiane: “Per forza devi avere un professore di riferimento“, asserisce. A poco più di un mese dalla bufera che ha travolto cinque saggi incaricati dal Presidente Napolitano di riscrivere la Costituzione indagati per aver pilotato i concorsi per l’assegnazione di cattedre, Zeno-Zencovich prende le loro difese: “Hanno semplicemente alzato la cornetta e segnalato qualcuno, sono sicuro che l’inchiesta sarà archiviata”. Utilizzare come metro di giudizio i titoli, i curricula e le pubblicazioni invece della buona parola del docente che conta? “Macchè – taglia corto – le pubblicazioni sono come i film: possono piacere o no. I professori universitari vivono solo di reputazione”  di Annalisa Ausilio

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