Leggo qui che il Tribunale dei minori di Bologna ha dato in affidamento temporaneo una bambina di tre anni a una coppia gay. Si tratta di un caso clamoroso, che certo farà discutere e scatenerà le solite polemiche sulle solite argomentazioni, che francamente abbiamo sentito fino alla nausea, basate su natura, tradizione, procreazione, e via delirando.

La verità è che non c’è e non c’è stato alcun errore: i servizi sociali hanno esaminato la situazione concreta della bambina e della famiglia gay destinata ad accoglierla, e dopo 9 colloqui e una visita domiciliare hanno concluso per l’esistenza di un interesse della bambina a vivere temporaneamente con la coppia, che peraltro già conosce. Anche il giudice del Tribunale dei minori è stato dello stesso avviso, disponendo l’affidamento alla coppia. Qui il testo del provvedimento.

Questa decisione si fonda su una precedente pronuncia della Corte di Cassazione di gennaio 2013, nella quale la Corte ha stabilito che la credenza diffusa “che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale” rappresenta null’altro che un pregiudizio. Come ho osservato in questa nota pubblicata sulla rivista “Giurisprudenza italiana“, non si tratta di un principio nuovo, ma di una presa d’atto alla luce sia dell’esperienza concreta delle famiglie omogenitoriali, sia del principio di non-discriminazione, che segue una giurisprudenza ormai consolidata sia a livello italiano sia sul piano europeo.

Da un lato, infatti, ciò che conta non è l’orientamento sessuale dei genitori, ma il benessere del bambino e il fatto che questi sia accolto in un ambiente amorevole e desideroso di offrire cure. D’altronde, non è genitore chi ha dato il seme o l’ovulo, ma chi si assume nel concreto la responsabilità di esserlo, facendosene carico nella vita quotidiana.

Dall’altro lato, situazioni analoghe devono essere trattate in modo analogo, sicché non è in alcun modo giustificato sostenere che una coppia di sesso diverso sia più idonea di una coppia dello stesso sesso. Per il diritto come per la società non esiste “la famiglia“, composta da uomo e donna sposati con figli, ma esistono le famiglie.

Ed è proprio questo il punto: l’esperienza delle famiglie omogenitoriali insegna che i bambini crescono bene, sani e forti, anche quando vengono cresciuti ed educati da due persone dello stesso sesso. Tali famiglie esistono in tutti i Paesi occidentali, in molti dei quali possono anche adottare.

Qui però non si tratta di adozione, ma di affido temporaneo, dal momento che la legge consente l’adozione solo alle coppie sposate, e in Italia possono sposarsi solo le coppie di sesso diverso. Quella di Bologna è un grande passo avanti nella civiltà giuridica, una civiltà della quale il nostro Paese ha disperatamente bisogno. 

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