Il taglio dei tassi deciso dalla Bce la scorsa settimana è stato definito storico. Ma le borse non hanno festeggiato e i tassi di mercato a breve sono scesi di poco. Non è da qui che ripartirà la domanda nell’Eurozona. Le scelte che l’Unione dovrebbe fare per il bene dell’Europa.

di Andrea Terzi* (lavoce.info)

Un taglio storico?

Il taglio dei tassi ufficiali deciso dalla Bce il 7 novembre è stato definito “storico”. Un giornalista in conferenza stampa lo ha indicato come un “bazooka a sorpresa”. Il presidente del Consiglio italiano ha parlato di “una grande notizia (…) dimostrazione che la Bce ha a cuore la crescita e la competitività”. È stato anche interpretato in chiave anti-Merkel. E la stampa tedesca ha criticato il provvedimento descrivendolo come una mossa che favorisce Roma e Parigi e penalizza i risparmiatori.
Su lavoce.info, Angelo Baglioni ha opportunamente esortato a non farsi troppe illusioni sull’impatto che il taglio potrà avere sui mercati finanziari e sull’economia reale. Le borse non hanno festeggiato e i tassi di mercato a breve sono scesi di uno o due punti base. Dov’è la grande notizia?
È allora forse utile ricordare qualche nozione essenziale a proposito del funzionamento della politica monetaria della Bce.

Il tasso che conta

Come fanno anche altre banche centrali, Fed compresa, la Bce considera cruciale per la politica monetaria il tasso d’interesse overnight sul mercato interbancario. Questo tasso si chiama Eonia e misura il costo della liquidità per le banche nell’eurosistema. Fino al 2008, l’Eonia era manovrato dalla Bce attorno al tasso di policy, ovvero il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali.
Ma a partire dal 2009, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali (che la Bce ha tagliato dello 0,25 per cento) non è più il tasso di policy effettivo. Dal 2009, e con maggiore efficacia dopo le Ltro del 2011-12, il tasso Eonia si posiziona automaticamente in prossimità della remunerazione delle riserve bancarie (quelle in eccesso alla quota obbligatoria). Da quando la Bce ha portato questa remunerazione a zero (nel luglio 2012), il tasso Eonia si muove giornalmente in prossimità dello zero (vedi grafico).
Dunque, l’annuncio di Draghi di ieri non ha spostato (né avrebbe potuto) il costo della liquidità (a breve) delle banche e, se non c’è variazione dei tassi non c’è impatto, o “trasmissione”, sull’economia reale.
Dove sono, dunque, gli effetti? Qualcuno c’è, ancorché non di portata storica. In primo luogo, l’annuncio modifica al ribasso le aspettative dei tassi futuri e perciò influenza sia i tassi a lungo termine che il cambio euro/dollaro. Segnala inoltre che la Bce vede con sempre maggiore preoccupazione il pericolo della deflazione in Europa. A fare un bilancio, notizie più cattive che buone.
Quanto all’accusa da parte di alcuni media tedeschi di penalizzare i risparmiatori, questa è fuori luogo se riferita all’annuncio del 7 novembre, che è appunto ininfluente sui tassi di mercato. Ma è corretta se si riferisce al contesto, europeo e internazionale, di tassi vicini a zero. L’Europa è ancora alla ricerca di una fonte di domanda e non la troverà di certo in questa decisione della Bce. Può illudersi di trovarne una traccia nel deprezzamento dell’euro. Non certo in un rilancio del credito bancario. L’unica fonte ragionevole, che Draghi non potrà mai suggerire, è una politica di taglio delle imposte europee o di un piano di investimenti infrastrutturali concordato e finanziato da un’emissione di eurobond che non pesi sulle leggi di stabilità dei singoli paesi. Il disavanzo complessivo dell’Europa è troppo basso. E siccome i singoli Stati non lo possono più fare, tocca all’UE trovare i modi e le ingegnosità politiche per metterlo in opera nell’interesse dell’Europa, Germania compresa. Uscire in tempi rapidi dalla deflazione è possibile.

Grafico – Tasso interbancario (Eonia), media mensile (Fonte: Bce)

tasso-interbancario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Andrea Terzi si è laureato in economia politica presso l’Università Bocconi di Milano e ha conseguito il Ph.D in economics presso Rutgers University. È Professore di Economia al Franklin College Switzerland, membro dell’Istituto di Economia e Finanza nell’Università Cattolica di Milano, coordinatore del progetto Mecpoc (www.mecpoc.org) al Franklin College Switzerland che promuove la diffusione di conoscenze nell’ambito dell’analisi degli strumenti e degli effetti delle politiche monetarie e fiscali. È autore di La Moneta per il Mulino (2002) e coeditore con Joerg Bibow di Euroland and the World Economy: Global Player or Global Drag? per Palgrave

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