Dopo una giornata di tensioni all’interno del Pdl, Angelino Alfano ha varcato il portone di Palazzo Grazioli alle 21.05, non prima di aver incontrato i suoi fedelissimi per studiare una strategia. Strategia che lo ha portato alla corte di Berlusconi con alcune proposte ‘distensive’, ma che non ha avuto avuto asilo facile dalle parti del Cavaliere.

L’ormai quasi ex segretario ha messo sul tavolo tre condizioni. Fedeltà al leader, ma slegata a quella per il governo. Battaglia sulla decadenza, ma senza strappi sul “progetto Italia”. E Consiglio Nazionale da vivere senza scissioni. Tre condizioni difficilmente accettabili da Berlusconi che vorrebbe intorno a sè una “testuggine” pronta ad avanzare anche verso i nuovi “attacchi della magistratura, che non mancheranno ad arrivare”.

Se è vero che le oltre tre ore di riunione, dove Berlusconi e Alfano si sono confrontati senza ‘filtri’, hanno cercato una ricucitura, i dettagli (come il dibattito negato al Consiglio Nazionale) parlano di un impasse che resta ad alta tensione ma che ‘chiamano’ altre 48 ore prima di tirare le somme. La resa dei conti è rinviata a sabato, quando il Consiglio nazionale dovrebbe ratificare il passaggio a Forza Italia deciso nelle scorse settimane dall’ufficio di presidenza. Una riunione a cui i filo governativi potrebbero non partecipare se, come detto ieri da Alfano, non ci saranno le condizioni.

Non si sono dunque ricucite le distanze tra le due anime del partito che per tutta la giornata di ieri hanno confermato le reciproche posizioni. Con Berlusconi a minacciare la caduta dell’esecutvo in caso di decadenza da senatore. Alfano a rimanere fermo nella difesa del governo. Senza che falchi e colombe abbiano intenzione di arretrare. Raffaele Fitto non concede spazi all’avversario: “Io lealista della prima ora”, sarebbe stato il dossier sul tavolo del Cavaliere, “e ora non mi metto da parte”. E così, anche se Berlusconi e Alfano non vogliono rompere, la scissione resta sempre a un passo.

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