Il cuore di una città, di qualsiasi città, pulsa negli spazi in cui vivono e lavorano i suoi giovani artisti. E Hong Kong non fa eccezione. L’arte, la sperimentazione, la comunicazione attraverso codici visivi universali ormai abita lontano dalle vetrine di gallerie da diecimila euro di affitto al metro quadro (al mese) tra Central e Causeway Bay. Basta prendere la metropolitana, linea blu direzione Chai Wan, scendere al capolinea ed esplorare quella che sta diventando, ogni giorno di più, il luogo in cui i giovani artisti fanno il proprio nido. Lo abbiamo scoperto andando a scovare una giovane italiana, Claudia Albertini, che insieme a una gallerista di Pechino ha aperto da qualche mese Platform China Hong Kong, spazio espositivo in cui si alternano firme riconosciute e giovani esordienti provenienti dalle accademie d’arte cinesi.

Fuori dalla metropolitana, l’aria di Chai Wan ha già più un sapore di vecchia città asiatica: i profumi sintetici che sbuffano dalle porte dei department store nella capitale dello shopping sono spariti. Al loro posto, un misto di frittura e fumi di cherosene dal vicino molo di carico e scarico container dove si alternano cargo, battelli e piccoli chioschi di street food locale. L’indirizzo rigorosamente trascritto in cinese e consegnato al taxista, scendiamo al margine di un gigantesco cantiere, sorvegliato da decine di gru e da una squadra di cani addormentati davanti al cancello. Intorno: garage per la riparazione di piccoli furgoni, un noodle bar e la fermata del minibus.

Chiediamo indicazioni a una signora dentro a un gabbiotto, addetta alla sbarra che chiude l’ingresso a un mega edificio dal quale scappano tanfi di pesce e folate di aria gelida. La galleria è al sesto piano, ci comunica semplicemente scrivendo 6F su una briciola di foglio a quadretti. Cerchiamo l’ascensore. L’occhio, ormai assuefatto agli ottoni dorati delle pulsantiere dei palazzi di Central, al primo tentativo si lascia sfuggire il montacarichi che ci aspetta a pochi metri. Poi lo troviamo. E al sesto piano troviamo anche un muro rosso lacca, tra tubature e grate che tradiscono la reale destinazione del luogo: un magazzino industriale. Il rosso ci accompagna lungo un corridoio, al termine del quale si apre la galleria di Claudia.

Lei ci accoglie con una tazza di caffè, una vista sul porto, una mostra dedicata al passare del tempo (“Once was now, now is over, yet will come“) di due giovani giapponesi, Takehiro Iikawa e Lyota Yagi. L’effetto è rigenerante. Lontani dall’esposizione continua di prodotti seriali nel centro della città, in questo lembo di periferia industriale sta germogliando una nuova fase di Hong Kong. La fase delle ultime generazioni in cerca di una bellezza che non deve essere per forza status e ripetizione. La fase vitale dello spazio reinventato dalle idee.

Claudia racconta storie e progetti, del primo esperimento che ha visto nel quartiere di Chai Wan lo scorso maggio la creazione di eventi ed esposizioni collaterali alla fiera Art Basel Hong Kong. Racconta degli spazi in disuso che qui ogni giorno ritrovano una forma, una luce, una funzione a prezzi ragionevoli, lontani dalla follia immobiliare del centro della città più cara al mondo. Sono passate già due ore e mentre il sole comincia a scendere oltre le gru, un giradischi suona Moon River solo per due minuti: il tempo che ci mette a sciogliere i solchi del 45 giri di ghiaccio che la assistente di Claudia ha tirato fuori dal freezer della cucina. Questa, il giradischi e il suo disco effimero, un’opera di Yagi. 

Il nostro tempo insomma è finito, Claudia ha una riunione per un evento collettivo che coinvolge artisti e i galleristi del nuovo quartiere. Fuori dalla porta di Platform China, lungo il muro rosso, un piccolo gruppo di giovani di tutte le nazionalità chiacchiera in sua attesa. Ci salutiamo con la promessa di venire più spesso da queste parti, in cerca di una nuova mostra da vedere, un evento a cui partecipare. Usciamo, un taxi si ferma a pochi metri. Decidiamo di non fermarlo. Questa sera vogliamo camminare, raggiungere la metropolitana sbagliando strada, guardare Hong Kong con occhi diversi. Chai Wan, più che il capolinea, è da oggi un nuovo inizio.

Platform China, Unit 1, 6/F, Phase 1, Chaiwan Industrial City, 60 Wing Tai Road, Hong Kong  www.platformchina.org

Articolo Precedente

Roma Film Festival, apre “L’ultima ruota del carro” di Veronesi

next
Articolo Successivo

E’ morta Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura. Aveva 94 anni

next