“La legge del ministro Delrio sulla soppressione delle province è incostituzionale. Siamo di fronte a un pasticcio incomprensibile: così si rischia di ridurre tutto a pura propaganda”. A bocciare una legge del ‘suo’ governo è il professor Pietro Ciarlouno dei 35 nominati dal premier Enrico Letta per riformare la Costituzione. Le province sono ancora in vita, nonostante siano state soppresse da un decreto emanato dal governo Monti, ritenuto poi illegittimo. L’iter della loro abolizione è tuttora molto confuso. La Corte Costituzionale ha stabilito che la loro soppressione non può avvenire per decreto. E così, i commissariamenti avviati da Monti sono stati prorogati fino al 30 giugno 2014. Nel frattempo, come ammette lo stesso ministro per gli Affari regionali, si rischiano nuove elezioni provinciali. La riforma procede quindi con il disegno di legge di Graziano Delrio, che viene però sconfessato proprio da Ciarlo, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Cagliari. Il costituzionalista ha già espresso la sua posizione nella commissione Affari costituzionali della Camera e la sua relazione sarà inviata presto anche al governo.

Professore perché, secondo lei, nel disegno di legge Delrio ci sono profili di incostituzionalità?
Innanzitutto, prima di parlare di legittimità costituzionale, vorrei dire che questa materia è ormai affondata in una confusione normativa totale: la riforma Delrio ne accresce il disordine. Amministratori e cittadini non riescono più a orientarsi e anche noi, specialisti della materia, abbiamo grandi difficoltà a ricostruire la normativa vigente. Quella che regna è una grande confusione.

Perché la riforma Delrio accresce questo disordine?
Perché si è accumulata, nel tempo, una grande quantità di decreti. Quelli varati dal governo Monti sono stati annullati dalla Corte costituzionale. La riforma Delrio segue la strada pregressa, in un intreccio inestricabile, segno d’una cattiva tecnica legislativa.

Qual è il profilo d’incostituzionalità?
Si possono sopprimere le province soltanto con un procedimento di revisione costituzionale.

La legge Delrio quindi, una volta approvata, sarà bocciata dalla Corte? 
A mio avviso sì.

Cosa si dovrebbe fare, secondo lei?
Riscrivere la norma.

Seguendo quale criterio?
Ho suggerito di procedere alla riforma con una modifica costituzionale. E, soltanto dopo, con una legge ordinaria. Altrimenti, la legge ordinaria, resta comunque in contrasto con la Costituzione. Ci deve essere una logica nell’azione istituzionale.

E invece il disegno di legge Delrio che strada sta seguendo?
La stessa che ha percorso Monti. Con un aggravante: l’errore politico è già stato sperimentato.

È così difficile abolire le province?
No. Se c’è una reale volontà, bastano due minuti: è sufficiente sopprimere la loro tutela costituzionale.

In che modo?
Semplice: basta togliere la parola “province” dalla Costituzione. Ci vogliono pochi minuti.

Per una modifica della Costituzione, però, è necessario il consenso di due terzi del Parlamento.
Questo governo ha i numeri per farlo e sono in tanti a manifestare la volontà di abolire le province.

Invece si procede con una legge ordinaria.
È una forzatura voluta dal governo in carica. Sotto questo profilo non ci sono differenze tra Monti e Letta. C’è la stessa ostinazione.

Quale scenario si profila?
Se si procede per via ordinaria, vi saranno più danni che benefici.

Quali danni?
Nel ddl Delrio esistono passaggi che gridano vendetta: si occupa, oltre che delle province, anche delle Città Metropolitane. L’area di Roma Capitale include solo il Comune di Roma: esclude i comuni di Fiumicino, Ciampino e Castel Gandolfo. E’ il paradosso: Roma è una metropoli senza aeroporti e senza Papa.

Ha comunicato le sue perplessità anche al Ministro per gli Affari regionali?
Non direttamente. Ma sono convinto che conosca la mia posizione: l’ho espressa in Commissione.

A Letta ha comunicato le sue perplessità?
A lui sì. Nella commissione dei cosiddetti saggi ho accennato al tema che, rispetto all’intera riforma costituzionale, è però una questione marginale. Comunque, i saggi si sono espressi per una modifica costituzionale delle province.

E il Presidente del Consiglio cosa ha risposto?
In molte occasioni, ha detto di voler sopprimere le province, ma senza mai entrare nel merito. Ma ripeto: se non si procede per via costituzionale non aboliamo niente.

Se il governo non intende seguire i suoi suggerimenti perché non si dimette da saggio?
Non posso dimettermi: l’incarico è terminato il 15 settembre. Ma il punto è un altro: la Commissione, sulla vicenda province, ha chiesto il mio parere come costituzionalista, non come saggio.

Secondo lei, il ddl Delrio, sarà approvato?
Non è detto. La norma è troppo confusa.

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