Francesco Schettino è “saltato sulla scialuppa di salvataggio” quando la nave stava affondando, non ci sarebbe caduto come più volte ha raccontato. La versione del comandante della Costa Concordia, che ha sempre sostenuto di “non essere fuggito dalla nave ma di essere caduto sulla scialuppa”, è smentita dalla testimonianza dell’allievo ufficiale Stefano Iannelli che il 13 gennaio 2012 faceva parte dell’equipaggio ed era presente nella plancia di comando. 

A Iannelli, ascoltato durante il processo a Grosseto sul naufragio della nave da crociera davanti all’isola del Giglio, è stato chiesto di ricostruire i momenti di quella notte dove persero la vita 32 persone. L’allievo racconta che ”lo sbandamento della nave era pericoloso, perciò saltammo sul tetto di una lancia di salvataggio, dove ci trovai il comandante Schettino che ci era saltato poco prima di me, io ci sono saltato a seguire. Poco dopo il ponte 4 e il ponte 3 furono sommersi per l’inclinazione raggiunta dalla Costa Concordia mentre affondava”.

Sempre secondo il racconto dell’allievo, Schettino si sarebbe reso subito conto della gravità della situazione.”Cosa ho fatto? Ho finito di navigare!“, queste le parole del comandante dopo “essersi avvicinato all’aletta sinistra”, pochi istanti dopo l’urto contro gli scogli.

Tra i compiti di Iannelli c’era quello di monitorare e intervenire sulla stabilizzazione della nave durante la navigazione. Riguardo al momento dell’urto, ricorda che “sentimmo l’urlo dell’ufficiale Salvatore Ursino (che ha già testimoniato nel processo in precedente udienza, ndr) che si era spostato per sua iniziativa sull’aletta di sinistra, a fare da vedetta”. “Ci furono vibrazioni e sollecitazioni che avvertimmo fino in plancia”, dice ancora, “poi Schettino andò a verificare e disse quella frase”.

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