La promessa è di 841 nuovi posti di lavoro. La nuova Ikea, però, ne manderà in fumo 1085 generando un saldo negativo di 244 unità. E’ quanto sostiene uno studio di Confcommercio Lombardia che mira a “sfatare il mito che i grandi centri commerciali creano occupazione”.

Nei Comuni di Rescaldina e Cerro Maggiore, tra Varese e Milano, dovrebbe sorgere una nuova Ikea da 74mila metri quadri: 22mila ospiteranno i mobili della multinazionale, sugli altri sorgerà una galleria commerciale. Il consumo di suolo complessivo sarà di 280mila metri quadri.

I tempi si sono allungati per via della moratoria alla costruzione di nuovi centri commerciali votata da Regione Lombardia, ma Ikea conta di aver il via libera definitivo entro il 2015 e inaugurare la megastruttura nel 2018. Si tratta di un grande investimento, ma il colosso scandinavo ritiene strategica la zona visto che Milano e i centri più popolosi dell’hinterland non distano più di 30 chilometri. Secondo Confcommercio, però, l’asse Rho-Gallarate è in “overdose di centri commerciali”. Nel raggio di pochi chilometri si trovano infatti 13 aree shopping e a Rescaldina ce n’è già una di 46mila metri quadri.

Il documento dell’associazione dei commercianti parte da qui: il territorio non può accogliere nuovo cemento e nuovo inquinamento. La nuova struttura andrebbe a insediarsi sull’unico “cuneo verde” rimasto tra gli abitati di Rescaldina e Legnano. In una provincia, quella di Milano, che ogni giorno perde 1,8 ettari di terreno agricolo.

A peggiorare le cose l’aumento del traffico: Confcommercio stima che 3500 auto ogni venerdì e oltre 5000 nel fine settimana raggiungeranno il punto vendita, senza contare i camion per il trasporto merci. Siamo nei pressi dell’A8, in un tratto strategico per la mobilità del Nord Italia.

Il territorio è saturo, semplicemente non abbiamo bisogno di un nuovo stabilimento Ikea qui – dice Paolo Ferrè, presidente Confcommercio di Legnano – Bisogna ragionare sulle conseguenze: stiamo desertificando i paesi. Tutto si sposta in periferia e il centro si spopola. Questo vuole dire meno servizi per i cittadini, soprattutto le fasce più deboli, meno controllo del territorio e meno sicurezza”.

Oltretutto non ci sarebbero benefici dal punto di vista economico. Anzi. La contrazione dei consumi ha portato alla chiusura di centinaia di negozi e sta creando seri problemi anche ai centri commerciali. “Questa non è una battaglia dei piccoli contro i grandi – prosegue Ferrè – Sempre più commercianti abbassano la saracinesca, la crisi colpisce tutti e realtà come Ikea finiscono per cannibalizzare la concorrenza. Un nostro associato, un grande marchio presente in zona, ci ha detto che se il nuovo polo aprirà dovrà lasciare a casa decine di lavoratori”.

L’impatto occupazionale è l’ultimo aspetto di cui si occupa il report. Secondo lo studio dell’osservatorio lombardo di Confcommercio, lo sbarco di Ikea in quell’area avrà un saldo negativo di 244 unità. Gli addetti assunti non basteranno a compensare le perdite di lavoro per le chiusure nella rete distributiva. “Sul piatto della bilancia non sono mai considerati gli imprenditori, magari piccoli commercianti o artigiani, che devono abbandonare la loro attività – conclude Paolo Ferrè – Senza contare che i posti di lavoro persi, nella maggior parte dei casi, sono a tempo indeterminato, mentre Ikea genera soprattutto occupazione precaria“.

Ikea, per ora, non risponde: “Abbiamo affidato all’Università Cattaneo di Castellanza (di proprietà dell’Unione degli industriali in provincia di Varese, ndr) uno studio sull’impatto socio-economico del nuovo insediamento, attendiamo l’esito”, spiega l’ufficio stampa della multinazionale.

I commercianti, invece, sperano di trovare una sponda politica in Regione Lombardia: martedì 12 novembre al Pirellone sarà discusso il regolamento sulle aperture di nuovi centri commerciali. L’obiettivo è di ottenere qualche paletto che renda più difficile l’insediamento di strutture “monstre” come quella di Rescaldina.

IL DISOBBEDIENTE

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