Non basta l’adesione a un governo di larghe intese che – tra gli elettori – non vorrebbe nessuno. Non basta un congresso che sta spaccando il partito in tre o quattro tronconi. Non basta il caos sui tesseramenti che ha costretto a sospenderli per due settimane. Il Partito democratico rischia di accarezzare l’ipotesi inaudita di una scissione su un caso che pare banale, ma banale non è. Il segretario Guglielmo Epifani, infatti, ha annunciato che “tra febbraio e marzo avremo l’onore di organizzare a Roma, per la prima volta, il congresso del Pse”. Non solo: dal palco di un incontro pubblico, a Milano, organizzato dal candidato alla segreteria Gianni Cuperlo Epifani aggiunge che l’organizzazione dell’assemblea dei socialisti europei è “un segno di appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami”. Dichiarazione che vale doppio a 6 mesi dalle elezioni europee del maggio prossimo.

Inevitabile che l’area cattolica del partito salti sulla sedia. Prima interviene l’ex segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti: “Con tutto il rispetto di Epifani che fa un lavoro difficilissimo: non mi pare che il Pd abbia mai deliberato di aderire al Pse” scrive su Twitter. Ma è Giuseppe Fioroni ad andare fino in fondo. Contesta l’organizzazione del congresso del Pse e lo giudica “un blitz pericoloso e grave”, con cui “viene meno l’atto fondativo del Pd” che escludeva l’adesione al Pse. In questo modo, aggiunge in un tweet, “lo scioglimento della Margherita è annullato di fatto”. Secondo l’ex ministro dell’Istruzione si tratta di “un atto grave che muta geneticamente il Pd”. “Riflettete prima di farlo – dice Fioroni in un altro tweet – E’ un blitz pericoloso e grave che annulla il partito di centrosinistra per diventare la sinistra. Un errore gravissimo”. “L’adesione al Pse non è prevista nel patto fondativo del Pd – aggiunge il deputato Simone Valiante – Il Pd è nato per mettere assieme culture diverse, non per aderire al Partito Socialista Europeo cosa che, oltretutto, non mi sembra argomento di attualità”. Giorgio Merlo, un altro ex Dc, ex Ppi ed ex Margherita invita a non fare confusione e quindi “rispetto per il Pse”, ma il Pd “è un’altra cosa”: “Del resto, se vogliamo restare fedeli al suo atto fondativo, il Pd anche a livello europeo è tale per la sua originalità politica e culturale. Non creiamo ulteriore confusione”. E rincara la dose Gero Grassi, vicecapogruppo alla Camera: “Nel Pd nessuno ha mai deciso di aderire al Pse, anzi quando Ds e Margherita fondarono il Pd, decisero espressamente di non aderirvi, anche per via della inattualità del Pse e del Ppe”.

Ma c’è chi spinge in direzione diversa. “La scelta di tenere a Roma il congresso del Pse è giusta e importante” afferma il senatore Vannino Chiti. “Tutti i candidati alla segreteria – aggiunge – propongono l’adesione al Pse: almeno questa decisione è comune e condivisa. Non è di poco conto. Stupisce che qualcuno sembri non essersene accorto. Non è il tempo di stare da soli in Europa né alle elezioni per il Parlamento Europeo né dopo. Questo parziale autoisolamento è durato anche troppo. Noi siamo una sinistra plurale e la nostra collocazione non puç che essere con chiarezza con i socialisti e i progressisti europei”. Tifa Pse e non potrebbe essere altrimenti anche il segretario del Psi Riccardo Nencini: “I nodi vengono sempre al pettine. Mi auguro che, dopo l’8 dicembre, il nuovo segretario del Pd, sulla questione dell’appartenenza a uno dei due grandi schieramenti europei, usi parole chiarissime” dice. I parlamentari socialisti sono stati peraltro eletti proprio nelle liste del Pd. “Se il Pd – continua Nencini – intende creare nuove difficoltà al Governo nei suoi rapporti con l’Europa, proprio ora che Letta ha acquisito una maggiore autorevolezza internazionale si accomodi pure. Noi stiamo benissimo dalla parte opposta a dove siede la Merkel“. E il candidato alla segreteria Gianni Pittella definisce Fioroni “un provocatore: ha la testa rivolta a vecchie o nuove Margherite e forse cerca solo un pretesto per uscire dal Partito democratico. Abbia almeno la compiacenza di risparmiarci il film già visto con Rutelli il quale prima ha bloccato l’ingresso del Pd nel Pse e poi se n’è andato. E’ ora per il Partito democratico di chiarire, prima di tutto ai militanti e ai cittadini, chi siamo e dove vogliamo andare”.

Si tratta dell’ennesimo colpo a un partito in cui perfino l’ideatore e fondatore pare non riconoscersi più. Romano Prodi ha annunciato, infatti, che non voterà alle primarie dell’8 dicembre dopo non aver rinnovato la tessera. E sullo sfondo resta uno scenario da tutti contro tutti. Lo stesso Epifani, per esempio, ribadisce di essere convinto di aver fatto la cosa giusta quando il Pd ha rinnovato la fiducia al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri rispondendo così alle critiche di Matteo Renzi. Gianni Cuperlose la prende con il sindaco di Firenze quando dice che “è mia convinzione profonda che non si possa fare questo lavoro mentre fai un’altra cosa”. “Se ti candidi a cambiare tutto, nella sinistra e nel paese, non lo fai come secondo lavoro nei ritagli di tempo – ha aggiunto – Una politica senza simboli e senza anima si riduce alla tecnica. Che è cosa interessante ma non è politica. Questo simbolo del Pd è nostro, di tutti noi”. I renziani Ernesto Carbone e Andrea Marcucci si lanciano contro Cuperlo: “Oggi Cuperlo ci parla del ruolo del segretario: se è sincero, questo vuol dire che in caso di vittoria si dimetterà dal Parlamento? O fare il deputato per lui è un secondo lavoro?”. E infine Pippo Civati ce l’ha con i vertici del partito che ha sospeso le nuove iscrizioni: “Questo stop ai tesseramenti mi sembra una iniziativa un po’ curiosa. Prima hanno fatto  tutti le tessere in maniera forsennata, si sono “menati” nelle commissioni di garanzia con ricorsi e controricorsi, e ad un certo punto si è gridato alla ‘vergogna’. Io, però, tutto questo lo avevo denunciato per primo”. 

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