Il principale strumento di finanziamento della ricerca scientifica di base in Italia gestito dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Miur) è quello dei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin). Secondo le regole in vigore nell’ultimo bando Prin (2012), per accedere ad un finanziamento Prin era necessario formare un gruppo di docenti e ricercatori, articolato in una o più Unità Operative (Uo), e coordinato da un proponente. Il proponente, con l’aiuto degli altri membri del gruppo doveva scrivere il suo progetto di ricerca, allegare il suo curriculum e le sue pubblicazioni pertinenti, e sottoporlo ad una prima selezione, operata dalla struttura universitaria di afferenza. Ogni Università poteva promuovere un numero limitato di progetti i quali venivano trasmessi al Miur per la seconda ed ultima fase di selezione. In entrambe le fasi della selezione i progetti venivano inviati a scienziati ed esperti anonimi, sia italiani che stranieri che esprimevano la loro valutazione con un voto ed un giudizio (se stranieri in inglese).

I risultati della seconda fase di selezione sono stati recentemente pubblicati sul sito web del MIUR. La lettura del decreto è abbastanza interessante. Lo stanziamento complessivo per il PRIN 2012 ammontava a circa 38 milioni di euro ripartiti sulle tre aree disciplinari individuate dallo European Council of Research (ERC): LS per le scienze della vita (circa 15 milioni di euro); PE per le scienze matematiche e naturali (circa 15 milioni); SH per le scienze umanistiche (circa 8 milioni). Sono stati trasmessi al Miur dagli Atenei, al termine della prima fase di selezione, 1003 progetti di ricerca (382 nell’area LS, 413 nell’area PE e 238 nell’area SH). Soltanto 141 progetti sono stati finanziati dal Miur (46 nell’area LS, 65 nell’area PE e 30 nell’area SH) con una selezione pari al 14%. Avevano una corsia preferenziale i progetti presentati da ricercatori giovani e giovanissimi ma in questa analisi io ho sommato tutte le categorie per dare il risultato complessivo. Il finanziamento medio dei progetti risulta quindi di circa 270.000 euro: non molto se si considera che la durata del progetto è triennale e che il finanziamento deve essere ripartito tra le varie Unità Operative partecipanti. Se si considera una media di tre Uo per progetto ciascuna di esse riceve in media 30.000 euro all’anno.

Il rapporto tra i finanziamenti erogati e le strutture potenzialmente interessate merita considerazione. Le università pubbliche italiane sono poco più di una sessantina; dunque in media ogni università ha ricevuto poco più di due Prin. Gli addetti alla ricerca impiegati nel settore pubblico (Università ed Enti Pubblici di Ricerca) sono attualmente circa 60.000: dunque i 38 milioni di euro complessivi che lo stato ha stanziato per il Prin 2012 corrispondono a soli 633 euro per addetto. La miserrima entità di questo stanziamento si riflette nel fatto che sono stati completamente esclusi dal finanziamento ben 862 progetti di ricerca sui 1003 che avevano superato la prima fase di selezione.

Un altro dato interessante che si può consultare sugli allegati del decreto del MIUR è la valutazione dei revisori: ogni progetto di ricerca che aveva superato la prima fase di selezione è stato infatti inviato a tre revisori anonimi che assegnavano, ciascuno indipendentemente dagli altri due, un punteggio massimo di 5. Nell’area LS il punteggio minimo necessario per accedere al finanziamento era pari a 15, che ovviamente è anche il massimo possibile, e sono stati scartati progetti che avevano ricevuto punteggi di 14,67 o inferiori (con qualche eccezione per le categorie dei ricercatori giovani e giovanissimi); nell’area PE il punteggio minimo necessario era 14,67 e nell’area SH era di nuovo 15. Poiché è difficile pensare che sia cattivo un progetto di ricerca che riceve un punteggio di 14/15 da tre esperti anonimi indipendenti, tra i quali in media almeno uno straniero, è necessario concludere che molti progetti validi sono stati scartati: questo è il bello della meritocrazia all’italiana, fatta con più retorica che soldi. Che fine faranno i meritevoli non finanziati? Qualcuno si arrangerà cercando fondi altrove; qualcuno smetterà di lavorare; qualcuno emigrerà all’estero.

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