Giulia Ligresti non c’era e se c’era dormiva. Ha spiegato ai magistrati che la interrogavano sui suoi sontuosi stipendi: “All’epoca ritenevo che gli stessi fossero in linea con quanto correntemente praticato a livello di società importanti. Aggiungo che se dovesse emergere una valutazione differente sono disponibile a intervenire con un adeguato risarcimento”.

La presunta grande manager cominci pure a preparare l’assegno. Ma prima di arrivare a una “valutazione differente”, osserviamo l’autoritratto che la signora ha consegnato agli inquirenti. Fino a due anni fa, dice, “la mia era una presenza poco determinante e influente”, decideva tutto suo padre Salvatore (escluso dalle cariche sociali dopo aver perso i requisiti di onorabilità a causa della condanna per le tangenti Eni-Sai). Ligresti senior non la tratta da grande manager: “C’era un rapporto affettivo forte ma che non sempre si estendeva alle questioni tecniche… con me non era così aperto”, e d’altra parte “io sono un po’ più timida e introversa e sono un po’ più legata al mio mondo e alle mie attività”.

Alla signora piace la moda, infatti. Però come presidente di Premafin e vicepresidente di Fonsai era nel 2007 (alla vigilia della grande crisi) tra i 25 manager più pagati d’Italia: 4 milioni 410mila euro. E se la contendevano. Eccola consigliere d’amministrazione della Pirelli dal 2003 al giorno dell’arresto (17 luglio scorso), eccola per anni nel consiglio di Telecom Italia Media, editrice di La7. Ma che faceva Giulia Ligresti ? “Io ero quella che faceva la beneficenza”. A 4,4 milioni all’anno in realtà erano i piccoli azionisti di Fonsai e Premafin che facevano beneficenza a lei. E non solo.

Nello stesso 2007 sua sorella Jonella, vicepresidente Premafin e presidente non operativa di Fonsai, incassò per il disturbo 4 milioni 629mila euro. Suo fratello Paolo, sfuggito all’arresto in quanto cittadino svizzero, come vicepresidente Premafin, consigliere di Fonsai, vicepresidente della Milano Assicurazioni e presidente della Immobiliare Lombarda, si prese 4 milioni 610mila euro. Salvatore Ligresti distribuiva così ai figli una paghetta di oltre 13 milioni e mezzo complessivi (a spese degli azionisti), mentre il gruppo Premafin-Sai produsse nello stesso anno per la famiglia dividendi per soli 2,8 milioni.

Oggi i beneficiari di tali emolumenti non sanno spiegare che cosa facessero per meritarseli. Infatti, se si ripercorrono le cronache degli anni d’oro, si vedono gli sforzi che la stampa più servile faceva per dare un senso alla presenza di queste blasonate “figlie di” nella business community. Nel 1998 il mensile berlusconiano Espansione fece un sondaggio tra i dipendenti maschi di aziende con una donna per capo, scoprendoli felici della loro condizione e attratti dalle padrone, con riferimento particolare a sedere (17%), occhi (16%), mani (14%), seno prosperoso (12%). Giulia Ligresti si piazzò al sesto posto tra le manager preferite, preceduta da bellezze come Donatella Versace, Emma Marcegaglia e Letizia Moratti.

Due anni dopo lo stesso mensile chiese a 453 manager e imprenditori quali colleghe avrebbero voluto in un calendario sexy. La foto senza veli più desiderata risultò quella di Marina Berlusconi, aiutata però dall’essere figlia dell’editore del giornale, seguita da Rita Rusic, Edwige Fenech, Azzurra Caltagirone e Giulia Ligresti . E così, mentre la stampa economica celebrava la sua peculiare capacità di abitare i sogni erotici dei dipendenti, Giulia Ligresti vedeva lievitare i redditi.

Torniamo al 2007. Senza cariche operative guadagnava 4,4 milioni di euro. Nello stesso anno Antoine Bernheim, presidente delle Assicurazioni Generali, compagnia sei volte più grande di Fonsai, portò a casa 4 milioni 835mila euro. Ed era già uno stipendio scandaloso, contestato in assemblea dall’azionista Davide Serra, sì, proprio lui, il supporter di Matteo Renzi. Quell’anno Michael Diekman, numero uno della tedesca Allianz, la più grande compagnia assicurativa del mondo, portò a casa 3 milioni 568 mila. Giulia Ligresti, occupandosi di beneficenza, guadagnò il 25 per cento in più.

Notizie che già allora la grande manager poteva reperire su qualsiasi giornale scritto in italiano, magari stampato in piccolo. Mantenga dunque la promessa e cominci a fare i calcoli di quanti soldi dovrà restituire agli azionisti di Fonsai.

Twitter @giorgiomeletti

da Il Fatto Quotidiano del 7 novembre 2013

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