L’Erasmus non lascia, rilancia. Il progetto che ogni anno manda in giro per l’Europa centinaia di migliaia di studenti aveva vissuto momenti difficili, di recente: giusto nel novembre del 2012 cinque Paesi avevano bloccato la ratifica dei finanziamenti necessari a pagare le borse di studio. Alla fine la copertura era stata trovata in extremis, ma l’incidente di percorso aveva fatto temere un possibile ridimensionamento dell’iniziativa. L’Unione Europea, invece, ha deciso di scommettere ancora e con maggior convinzione sull’Erasmus: martedì il parlamento di Bruxelles ha dato un primo via libera a ‘Erasmus +’, la nuova edizione del progetto che metterà a disposizione dei ragazzi di tutto il continente circa 14 miliardi di euro per studiare dal 2014 al 2020, ma anche svolgere attività sportive, di apprendistato e volontariato all’estero.

Sotto la denominazione Erasmus +, infatti, rientreranno tutte le preesistenti iniziative per la mobilità europea: l’Erasmus, ovviamente, ma anche Leonardo (formazione professionale), Grundtwig (per l’istruzione degli adulti), Comenius e via dicendo. Inizialmente si era parlato di un budget vicino ai 20 miliardi di euro: per adesso la cifra è stata leggermente ritoccata verso il basso, ma comunque garantisce un incremento di circa il 40% dei fondi totali rispetto alla scorsa edizione. La ricollocazione in un unico progetto permetterà una maggiore interazione fra i vari programmi. E per tutti ci sarà una semplificazione delle pratiche amministrative (spesso estenuanti) necessarie alla partenza.

Importanti novità dovrebbero riguardare anche le borse di studio: verranno corrisposte in tempi più rapidi rispetto al passato, quando a volte bisognava aspettare anche diversi mesi dopo il ritorno per ricevere l’assegno. E poi non saranno più indifferenziate, ma modulate in base al costo della vita del Paese di accoglienza, così da rendere accessibili tutte le destinazioni a tutti gli studenti, e sanare uno dei talloni d’Achille del precedente meccanismo (per cui spesso le città più care non erano alla portate dei meno abbienti). Per lo stesso motivo l’Ue ha anche approntato un nuovo sistema di microcredito: una parte dei fondi saranno destinati a fornire garanzie per chi vorrà richiedere un prestito di 12mila euro per un anno, o 18mila euro per due anni, per studiare all’estero. Il salto di qualità rispetto al passato sta anche nei numeri di previsione dei beneficiari: dovrebbero essere circa cinque milioni entro il 2020, a fronte dei tre milioni totali che dal 1987 (anno di fondazione) hanno partecipato all’Erasmus fino a oggi.

Il testo è stato approvato martedì dalla commissione Cultura del Parlamento europeo, e dovrà essere ratificato dall’aula in tempi brevi. Probabilmente già entro la fine di novembre, visto che l’entrata in vigore del nuovo progetto è prevista a partire dal primo gennaio 2014. In attesa dell’ok definitivo, però, l’Ue lancia un messaggio importante a chi voleva mettere in discussione l’Erasmus. Alla Spagna, ad esempio, che nei giorni scorsi aveva annunciato come misura anticrisi un taglio alle borse statali integrative, salvo poi vedersi costretta a fare marcia indietro per le proteste degli studenti. L’Unione europea è subito intervenuta: prima a parole, riprendendo il governo di Mariano Rajoy e bollando la decisione come “penalizzante”. Adesso con i fatti.

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