Lavoro, specie per i giovani. Accesso al credito, specie per le pmi. Unione per il Mediterraneo, per esaltare il potenziale della Riva Sud. Ma, soprattutto, ritrovare la fiducia. Sono queste le quattro priorità indicate dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, a #South4Growth, oggi, ad Atene. L’obiettivo sono le elezioni europee del maggio 2014: infrangere sul molo della speranza l’onda dell’euro-scetticismo e del populismo. Per Schulz l’essere ad Atene oggi non significa più pensare alla crisi, ma – appunto – “alla speranza, alla crescita, al lavoro”.

Fuori dalla Music Megaron Concerto Hall, il traffico è intenso, anche se non caotico come ti potresti aspettare un lunedì mattina in una metropoli mediterranea; e la gente va al lavoro vestita di tutto punto, perché questo è il quartiere dei palazzi del potere. Non c’è tensione, forse perché c’è rassegnazione. Dentro l’Auditorio, centinaia di giovani dei licei e delle università: l’evento lancia la campagna per il voto e diventa una tappa della campagna elettorale personale di Martin Schulz per la presidenza della Commissione europea.

Se non fosse per le invettive dei tassisti contro il governo e l’Europa, che non sono molto diverse da quelle dei tassisti romani, non si direbbe proprio di essere nella capitale delle manifestazioni di piazza contro la troika – di ritorno in queste ore – e dei funerali dei militanti neo-nazisti di Alba Dorata ammazzati, venerdì scorso, con una ‘esecuzione’. 

Non c’è (più) Sud senza crescita, non c’è crescita (in Europa) senza il Sud. E’ lo slogan con cui la Grecia, dove il cocktail micidiale di recessione, rigore, disoccupazione e povertà innesca tensioni sociali che sfociano nel terrorismo politico, prova a organizzare una crociata contro l’euro-pessimismo, a 200 giorni, sei mesi e poco più, dalle elezioni, dopo quattro anni di tagli, stenti, rinunce. Che cosa può fare il Sud dell’Europa per invertire la tendenza e fare ripartire l’Unione verso crescita e lavoro? Se ne discute per tutta la giornata a #South4Growth: dopo gli interventi introduttivi e le pietre angolari di Schulz, deputati europei e giornalisti di Grecia, Italia, Cipro, Irlanda, Portogallo e Spagna si confrontano su tre temi: economia, finanza, lavoro.

Nel dibattito, ritornano quasi ossessivamente le parole crescita, lavoro, solidarietà; c’è il mantra della fiducia da restaurare –a cominciare da se stessi, dalle proprie istituzioni, per poi risalire all’Europa- e si succedono gli imperativi, i ‘bisogna’, i ‘si deve’. Piovono progetti e programmi, sfide che non si possono affrontare da soli – concorrenza globale, energia, ambiente e clima, innovazione e ricerca -, piani o idee che possono portare sollievo – i fondi di coesione, il fondo Youth Guarantee, i project bonds gli euro bonds -. C’è anche chi propone un fondo perché il Nord paghi le riforme che il Sud non ha fatto. Manca una visione, che tenga insieme esigenze urgenti e concrete con le aspirazioni ideali, ad esempio all’Europa federale.

Aleggia, e talora diventa sensibile, un’indulgenza del Sud verso se stesso – come se inefficienza, corruzione, mancato rispetto degli impegni presi fossero dati strutturali, non fattori umani-; ed è forte il risentimento del Sud verso il Nord, anche se Schulz prova a esorcizzarlo subito, parlando, lui, tedesco, da mediterraneo. Ma quando si tratta di sconfessare la cancelliera Merkel, cristiano-sociale, il presidente, socialdemocratico, diventa estremamente cauto: è il candidato del Pse alla presidenza della Commissione europea e gli serve l’appoggio, o almeno la non ostilità, della Merkel.

Nell’Unione, il crinale Nord-Sud non è un dato della storia: lo è di più all’interno dei singoli Paesi. Negli ultimi cento anni, l’Europa è stata spaccata dai totalitarismi: prima, dall’asse nazi-fascista, una fascia che l’attraversava da Nord a Sud e che ricordava l’impero lotaringio; poi, tra Est e Ovest lungo il meridiano della Cortina di Ferro, dove si contrapponevano democrazia e comunismo. E se il distacco del Sud dal Nord sul piano della ricchezza e del benessere, ma anche dell’efficienza e dell’organizzazione, della corruzione e della criminalità, non è un fatto nuovo, solo la crisi del 2008 ha creato una rottura nella comprensione e una frattura nella solidarietà.

La scintilla di #South4Growth, se pure si accenderà, non basterà da sola a rianimare il Sud. E l’agenda di Schulz è corretta, ma non ha calore. Ad innescare davvero la speranza sono le centinaia di giovani presenti fino alla fine e pronti a fare domande e a intervenire: loro sì aspettano di più dall’Europa; loro forse saranno migliori europei dei loro genitori, che hanno svuotato d’ideali e d’entusiasmo il percorso dell’integrazione e l’hanno ridotto a una partita doppia di dare ed avere.

Articolo Precedente

Ue: il Sud per la crescita, un segnale da Atene

next
Articolo Successivo

Gli Stati Uniti d’Europa secondo Matteo Renzi

next