La Guardia di finanza ha acquisito la documentazione relativa a 32 fidi, per un controvalore totale di 1 miliardo di euro, nella filiale genovese di Banca Carige. L’operazione rientra nell’ambito dell’inchiesta partita dopo le relazioni degli ispettori di Bankitalia: le ipotesi di reato sono ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio, falso in bilancio e false comunicazioni societarie. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti. Tra le principali società coinvolte, Coopsette, Genoa, Marina Genova Aeroporto e gruppo Caltagirone.

L’acquisizione della documentazione sui fidi operata dal Nucleo di polizia tributaria è avvenuta su decreto di esibizione dei pubblici ministeri Nicola Piacente e Silvio Franz. Nel rapporto degli ispettori di Palazzo Koch che ha dato il via all’indagine, si parla di “eccessivo sostegno assicurato a un ristretto novero di posizioni, spesso riconducibili a soci pattisti ai quali sono stati accordati fidi per quasi 1 miliardo di euro”. Nel mirino degli uomini di Bankitalia erano finiti “trattamenti di favore” concessi a grandi debitori come Gf Group, il Gruppo Preziosi, Messina e Bellavista Caltagirone.

Non solo. Gli ispettori di via Nazionale criticavano le modalità di concessione di fidi ad alcune società, come il Genoa cfc, il gruppo Bonsignore, Andora Mare, Marina Genova Aeroporto e Duferco e la Handy Shipping, riconducibile a Fabio Risso. Le modalità dei fidi, dei mutui e dei prestiti e le garanzie portate a supporto saranno adesso vagliati dagli uomini della Guardia di finanza e non è escluso che nelle prossime settimane i militari possano acquisire altra documentazione.

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